i primi passi.

 

La tipologia dei primi utenti risentì della concezione che allora si aveva, o piuttosto non si aveva, della psicologia.

Nella prima fase, prevalse l'afflusso di bambini con problemi di adattamento familiare o scolastico.

Lentamente cominciarono ad affluire adulti provenienti da strati culturali elevati e studenti universitari.

 

Accanto a queste due categorie, con richieste che chia­meremmo pertinenti, curiosamente si presentavano altre ca­tegorie con richieste particolari, potremmo così chiamarle.

Da un canto ammalati mentali cronicizzati, reduci da un calvario di consultazioni e ricoveri, condotti dai familiari che - sentendo parlare di una nuova istituzione - comprensibilmente speravano nel miracolo che fino allora non erano riusciti ad ottenere.

Un'altra categoria si presentava con richieste piuttosto insolite: esorcismi, rimozioni di fatture e benedizioni varie.

 

Per meglio capire, riportiamo uno scorcio di dialogo, sintetizzato e italianizzato dallo stretto vernacolo, per facilitarne la trascrizione e la comprensione.

Tre donne di età diversa, dall'inconfondibile accento di un grosso centro delle pendici occidentali dell'Etna, si presentarono nell'intervallo pomeridiano, senza previo appuntamento.

La più anziana e più loquace prese la parola.

 

- Che, è lei il professore Minìo?

- Si.

- (rivolta alle altre) Me l'ero immaginato! Mia nipote (indicò la più giovane), ha il marito che lavora e porta i soldi ad un'altra donna (definizione del tradimento in termini economici).

- Avete proposto al marito di venire anche lui?

- No, certamente! Se sapesse una cosa di questa si arrabbierebbe.

- Io, cosa dovrei fare?

- (con aria di intesa) Quello che deve fare, se lo sa lei. Noi abbiamo portato delle mutande, una camicia, ... Eravamo andate da padre Sciacca di Carruba; all'inizio sembrava che si desse una calmata, poi ha ripreso come prima. Non ci siamo tornate perché dice che il vescovo glielo ha proibito.

- Ma io non faccio di queste cose.

- Le fa, le fa: Ce l'hanno detto.

- Chi ve lo ha detto?

- Persone sono state. Si dice il peccato, non si dice il peccatore.

- Vi ripeto che non ne faccio.

- Ma allora, cosa fa?

Non reputando impresa facile spiegare cosa facessi, ripiegai sulla terminologia medica, per loro più comprensibile perché più familiare.

- Vedete, se ci sono malattie di testa, ... (la signora più anziana mi interruppe per farmi una distinzione eziologica delle malattie)

- Vede com'è? Lei lo sa bene. Ci sono malattie mandate dal Signore e qui ci vuole il medico. Ci sono malattie mandate dai mali cristiani e qui ci vuole lei.

- Io non faccio assolutamente di queste cose.

La risposta, anche se categorica, non le convinse affatto.

Scesero le scale borbottando e, sempre la più anziana, esclamò.

- Ca, questione di genio è! C'è a chi ci fa genio e ce le fa. C'è a chi non ci fa genio e non ce le fa!

 

Casi del genere si presentavano con sempre maggiore frequenza. Ne compresi più tardi l'origine.

Nelle lezioni di psicologia religiosa agli studenti di teologia e in corsi e conferenze per religiosi, parlavo spesso di patologie connesse con superstizioni e con vissuti di possessioni diaboliche. Nei frequenti casi di richieste del genere, i sacerdoti non trovavano di meglio che scrollarsene inviandoli a me.

Da parte loro, le persone non pensavano che l'invio fosse finalizzato a risolvere i problemi psicologici connessi; sarebbe stato troppo ipotizzarlo, speravano semplicemente di trovare qualcuno - dotato di poteri particolari - che li liberasse con interventi magici.

Venne perfino un contadino per chiedere una qualche pratica sulle mucche del vicino perché non continuassero a sconfinare nel terreno di sua proprietà.

 

La cosa per noi più sorprendente e nello stesso tempo rivelatrice della gran confusione, fu che un noto mago della Sicilia centrale ci scrisse chiedendo documentazione sulle nostre attività e sui metodi da noi usati nei consulti.

Successivamente le richieste si orientarono in forma più seria verso lo studio di casi di sospette possessioni diaboliche; vi erano anche dei vescovi che, prima di dare il permes­so di praticare esorcismi, m’inviavano le persone per approfonditi esami psicologici.

Tutto questo ci permise di raccogliere un'ampia casi­stica su fenomeni del genere.