7. Convenzioni col Comune

 

All’inizio della nostra attività abbiamo coltivato un’idea rivelatasi utopistica: voler svolgere attività di ordine sociale che fossero finanziate, almeno in parte, coi proventi dell’attività professionale.

 

Ad alimentare quest’idea contribuiva la constatazione che il lavoro professionale andava a gonfie vele e potevamo permetterci il lusso di svolgere altre attività non retribuite; d’altronde, per molto tempo siamo stati i soli a dare questo tipo di prestazioni - la laurea in psicologia in Italia era di là da venire - e gli enti pubblici non erogavano servizi del genere, almeno per quanto riguardava il campo degli adulti.

Queste ad altre considerazioni non ci facevano apparire impellente la necessità di convenzionarci con enti pubblici allo scopo di poter svolgere attività d’ordine sociale, cosa che in alcuni settori facevamo con un certo successo e senza condizionamenti..

D’altra parte, il nostro Istituto non era assolutamente sorto in funzione e con la prospettiva di convenzioni o di finanziamenti da attingere nel pubblico.

 

Col trascorrere del tempo, la situazione mutò radicalmente e ci siamo decisi a seguire l’esempio di tanti altri che già da molto tempo si muovevano in tal senso.

È questo il motivo per il quale abbiamo iniziato con notevole ritardo; fin ora abbiamo avuto, nel recente passato, solo tre convenzioni col comune di Catania:

 

Centro socio – educativo per minori.

Sportello al servizio dei bambini e delle famiglie

Assistenza domiciliare agli anziani

 

Nelle pagine seguenti, ci soffermeremo maggiormente sul primo, trattandosi dell’esperienza per noi più coinvolgente.

Centro Socio - Educativo
“SPAZIO BLU”

Avviamento del Centro

L’inizio dell’attività del Centro Socio - Educativo è avvenuta ufficialmente il 31 marzo 1999, data della stipula del contratto col Comune di Catania.

Il mese d’aprile fu destinato all’analisi dei bisogni nel territorio, con particolare riferimento alla fascia adolescenziale, alla programmazione, all’organizzazione e alla pubblicizzazione del servizio.

 

Il 3 Maggio 1999 si è avviata l’attività nella zona Tondicello della Plaja di Catania, presso alcuni locali messi gentilmente a disposizione dalla parrocchia. I primi ragazzi si sono timidamente presentati grazie al volantinaggio nel quartiere, presso le scuole elementari e medie della zona, le parrocchie e i centri sociali; in seguito vi è stato un “passaparola” continuo tra i ragazzi che ha incrementato il numero dei nostri iscritti.

 

Ad onor del vero, il primo impatto non si può dire sia stato incoraggiante: visti come elementi estranei al quartiere e di conseguenza infiltrati sospetti, siamo stati accolti con lancio di uova e di altra roba marcia.

Dopo un qualche momento di smarrimento, ci siamo stampati sul viso un sorriso per la stampa, ci siam detti “ci riusciremo” e siamo partiti alla carica, senza tuttavia rinunciare alla ricerca di qualche mediatore che c’introducesse e si facesse garante in un contesto per noi insolito.

Come era ovvio, la scelta cadde sul parroco ospitante e su un’altra figura istituzionale del quartiere, lo zu Carmelo: l’uno autorità riconosciuta e carismatica, operante in zona da quasi mezzo secolo; l’altro, l’anziano del quartiere, imparentato con buona parte di esso, depositario della memoria storica e persona universalmente riconosciuta come saggia e investita d’autorevolezza indiscussa.

Lo zu Carmelo si può individuare facilmente: trascorre le sue giornate seduto in posizione strategica su un terrazzino per controllare ogni attività e dominare tutto. La sua testa canuta di tanto in tanto si poggia sul petto a schiacciare un pisolino, ma un sesto senso lo mantiene vigile e pronto a intervenire ad ogni emergenza.

 

I ragazzi lo osservano a riverente distanza e sanno (non si sa chi glielo abbia insegnato!) che a lui bisogna portare rispetto; lo conferma qualcuno di loro che, avendo assaporato la consistenza delle sue mani, alla minaccia di rito:

Lo vado a dire a mio padre,

si è sentito seccamente rispondere:

Chiama tuo padre e le piglierà anche lui, perché non ti ha saputo insegnare la buona educazione!.

I padri, da canto loro, ne hanno già fatto l’esperienza e ricordano bene gli scapaccioni presi dallo zu Carmelo, poiché, in tempi non del tutto remoti, la fase di ragazzini turbolenti l’avevano attraversata anche loro.

Lo zu Carmelo sembra approvare la nostra presenza fra i ragazzi; così, con la sua protezione e la benedizione rassicurante del parroco, nel giro di pochi giorni, si stabilisce una qualche comunicazione tra operatori e ragazzi. Il sospetto tuttavia aleggia tra noi e loro: ci si studia da ambo le parti in attesa di nuove iniziative.

 

Intanto la comunicazione si articola in maniera variegata: le dinamiche fra educatori e ragazzi si sommano e s’intrecciano con le dinamiche che vanno emergendo all’interno del gruppo. Appare subito chiara a noi, che abbiamo l’occhio un po’ allenato, l’esistenza di gerarchie e dinamiche perverse all’interno del gruppo dei nostri giovani interlocutori. Ci rendiamo conto che la necessità primaria d’intervento è proprio in questa direzione e sulle modalità di comunicazione, cercando innanzi tutto di renderle meno perverse.

Consapevoli dell’urgenza di dare un’organizzazione funzionale, di stabilire regole precise, d’operare interventi sistemici, d’occupare spazi di vuoto educativo, organizziamo i nostri piani per il raggiungimento graduale di questi obiettivi.

 

Carichi di buona volontà e buone speranze, diamo così inizio alla nostra attività, dapprima nel pomeriggio e successivamente, col subentrare delle vacanze scolastiche, anche nelle mattinate.

Superate le prime perplessità, i ragazzi cominciano ad acquistare fiducia e spinti dalla curiosità o perché non c’è di meglio da fare o perché coinvolti dai primi coraggiosi, col passare del tempo si presentano al Centro in numero sempre più nutrito.

La partecipazione ha registrato un crescendo d’entusiasmo, come se i ragazzi sbandati della zona aspettassero una struttura atta a far esprimere la loro esuberanza in qualcosa di più finalizzato.

Anche le famiglie, hanno rapidamente percepito l’utilità del Centro per i loro figli e si sono pienamente coinvolte in una collaborazione costruttiva.

Sia pure a piccoli passi, cominciano a prendere corpo le varie attività programmate.

 

Bisogna escogitare costantemente qualcosa di nuovo per tenere vivo l’interesse e rendere il nostro centro punto di aggregazione in grado di dare risposte valide e renderlo veicolo di nuove forme di cultura e di nuovi contenuti, trasmessi in maniera consona alle loro esigenze; intendiamo inoltre trasmettere strumenti intellettuali atti a sviluppare la loro capacità di apprendimento piuttosto che dare insegnamenti specifici.

Con tale consapevolezza vogliamo evitare di dare un supporto sul piano dei saperi scolastici, piuttosto vogliamo organizzare momenti esperienziali nei quali i gruppi possono alternarsi in modo flessibile, pur nel rispetto delle regole. Con questa finalità pensiamo di organizzare laboratori di informatica, di attività grafico – pittoriche, di ricamo, di animazione, di drammatizzazione, di educazione musicale e di danza aerobica, intercalando alle attività di laboratorio altre attività per sollecitare positive dinamiche di gruppo e relazionali.

 

Le nostre tendenze sadiche non arrivano al punto di voler annoiare chi pazientemente (forse masochisticamente?) ci legge, descrivendo tutte le attività svolte e trascrivendo l’intero diario di bordo; ci limiteremo a spigolare tra i nostri appunti interni e le relazioni presentate mensilmente al Servizio Sociale della zona.

Il recupero scolastico

Tra le varie attività svolte, un posto di notevole rilievo ha assunto il recupero scolastico e - ad esso strettamente collegato - il contenimento della dispersione scolastica, attraverso metodi finalizzati alla motivazione verso lo studio; per quest’aspetto abbiamo fatto tesoro della lunga esperienza maturata dal nostro Istituto presso le varie scuole, sia attraverso corsi d’aggiornamento, sia con l’attuazione di progetti finanziati con Fondi Sociali Europei.

 

Per questa attività, abbiamo volutamente evitato la connotazione di doposcuola; piuttosto, attraverso giochi didattici, abbiamo puntato sull’acquisizione di un metodo di studio con tecniche volutamente diverse da quelle tradizionali, basato principalmente sul piacere di apprendere attraverso il gioco.

La situazione scolastica iniziale dei ragazzi non era per nulla omogenea: una minoranza, pur non presentando grosse carenze in ambito scolastico, non possedeva metodo di studio e aveva scarsa motivazione a questo riguardo; i più, sempre per mancanza di motivazione, presentavano carenze incredibilmente elevate rispetto all’età e alle rispettive classi frequentate.

L’attività di recupero scolastico si è svolta anche con l’ausilio di tecniche didattiche innovative ed interattive:

Giochi d’organizzazione mentale delle informazioni attraverso percorsi mentali e pratici che insegnano l’uso delle mappe concettuali, finalizzate a:

proporre operazioni cognitive più efficaci alla comprensione di un testo-argomento-problema;

permettere un apprendimento “significativo” individuando i concetti chiave di un argomento di studio e organizzandoli in una forma gerarchica;

rendere più agevole e duraturo l’apprendimento dei contenuti grazie all’elaborazione concettuale, più efficace della memorizzazione meccanica.

Giochi informatici: approfittando dell’interesse e della curiosità dei ragazzi per l’uso del computer, si è ricorso a questo strumento per agevolare l’apprendimento. I vantaggi ottenuti sono stati notevoli, sia per la novità della tecnica nel loro ambiente, sia per la possibilità di personalizzare la didattica.

Giochi che miravano ad incrementare la fantasia mediante alcune tecniche di combinatoria linguistica divertenti ed efficaci, finalizzati ad usare la creatività per qualsiasi attività d’apprendimento;

Percorsi per giochi di gruppo finalizzati a conoscere gli altri, il proprio ambiente, esplicitare i propri sentimenti, rispettare le opinioni altrui e lavorare insieme per un apprendimento cooperativo (cooperative learning); metodo didattico-educativo, quest’ultimo, che punta all’utiliz-zazione delle risorse degli alunni e dei rapporti interpersonali per un recupero di lacune in diverse abilità di base, sia a livello cognitivo sia comportamentale, attraverso:

un’interdipendenza positiva (responsabilità condivisa e costruttiva, maturità collaborativa …);

l’interazione «faccia a faccia» (insegnamento diretto della comunicazione e delle competenze sociali tramite esperienza, simulazione del ruolo su come essere gentile, assertivo, …);

l’uso delle competenze sociali di base e di lavoro di gruppo (gestione costruttiva del conflitto, problem solving, decisione flessibile, disponibilità all’influenza reciproca ...);

l’insegnamento dell’autonomia del gruppo (imparare a risolvere i problemi per conto proprio senza l’aiuto del docente).

giochi di movimento attraverso attività sportive finalizzate a migliorare ed a velocizzare le proprie abilità e capacità cognitive: corsa delle tabelline, dei verbi, percorsi matematici.

giochi di riappropriazione della propria tradizione diretti sia ad una maggiore conoscenza della propria cultura siciliana sia ad evidenziare le lacune scolastiche, mediante esercizi-test che erano, come verifica di comprensione metacognitiva, situati alla fine di alcune leggende adattate e ristrutturate da noi operatori per i ragazzi poiché il libro in nostro possesso era di notevole difficoltà per loro.

giochi individualizzati per quei ragazzi che presentavano forti lacune in campo scolastico e, quindi, un forte bisogno d’intervento specifico – uno a uno - da parte degli operatori con metodi educativi-didattici particolari.

La sagra del dolce

Intanto arriva l’estate e le nostre attività devono strutturarsi in modo nuovo: c’è maggior tempo libero che non deve trasformarsi in tempo vuoto.

Nel quartiere ha gran rilevanza popolare la festa dell’Assunta vorremmo operare in tale contesto, sia per coinvolgere i ragazzi, sia per renderci visibili sul territorio, farci conoscere e operare una collaborazione.costruttiva

Ma come fare?

L’idea balza fuori quando una delle operatrici porta un dolce preparato per provare una nuova ricetta gastronomica avuta da un’amica. Dopo aver gustato il dolce e apprezzata l’iniziativa dell’operatrice - oltre che la bontà del dolce - qualcuno propone: “Perché non organizziamo una festa del dolce?”. La proposta viene accolta con molto entusiasmo, specialmente dai ragazzi che immediatamente si inseriscono nel discorso, mettendo in mostra le loro capacità e quelle delle mamme nella preparazione di torte, creme, gelati ed altre ghiottonerie.

Meravigliati per l’interesse suscitato (sinceramente non ci aspettavamo tanto) ci guardiamo negli occhi e - cogliendo l’idea - organizziamo per il 13 Agosto una Sagra del dolce in cui tutti, operatori, ragazzi, genitori, parenti ed amici del quartiere avrebbero avuto la possibilità di sbizzarrirsi nella preparazione e presentazione di ogni tipo di specialità dolciaria (siciliana, tradizionale, estrosa …).

L’entusiastica collaborazione delle mamme ci ha fatto pensare che aspettavano solo l’occasione per sentirsi coinvolte ed apprezzate. Scatta subito un’atmosfera frenetica, alla ricerca di ricette nuove ed elaborate provenienti anche da altri paesi e di possibili modi di presentare il dolce con originalità ed eleganza.

Anche noi, sull’onda dell’entusiasmo, coinvolgiamo i ragazzi nel cercare notizie su alcuni prodotti alimentari, sul modo di presentarli in tavola: soprattutto tentiamo di far slittare gli interessi verso concetti di dietologia: corretta alimentazione indispensabile per mantenere sano il corpo; fabbisogno energetico giornaliero per ragazzi ed adulti, in relazione alle attività svolte; contenuto calorico di alcuni alimenti. Per ultimo, invitiamo i ragazzi a fingersi dietologi, a stilare una dieta tipo e a confrontarla con la loro alimentazione abituale.

Finalmente giunge il fatidico giorno ed ecco arrivare dolci di ogni genere, ma soprattutto – cosa da noi più attesa e gradita - la cordialità e il sorriso fiducioso di tanta gente del quartiere.

è stato un successo, primo punto a nostro favore!

Il laboratorio d’informatica

Il laboratorio d’informatica ha destato molto interesse tra i ragazzi perché offriva loro la possibilità d’accostarsi al computer, per molti di loro totalmente sconosciuto.

Il primo approccio ci ha lasciati piuttosto perplessi; posteggiata in strada, non senza inquietudine, la macchina col prezioso carico, siamo entrati cercando qualcuno che ci desse una mano nel portare dentro le attrezzature che avevamo portato. Volersi rendere utili pare appartenga al loro patrimonio genetico ed uno sciame di ragazzi si precipitò verso la macchina; altri che giocherellavano nei ballatoi vicini, incuriositi chiesero spiegazioni; ci stupì non poco cogliere il seguente scorcio di dialogo che non ha bisogno di commento:

 

  • Dove state andando?

  • A prendere i computer.

  • Li state andando a rubare?

 

Sistemato il laboratorio, non è stata impresa facile spiegare che le tastiere non erano strumenti musicali a percussione; ancora più difficile è stato il far capire che esiste un nesso ben preciso e definito tra la pressione di un tasto e quanto dovrà avvenire sullo schermo; la loro idea iniziale era di imparare l’uso del computer con un procedimento simile a quello usato per imparare a suonare ad orecchio la chitarra.

Inizialmente vi zompavano sopra con l’eleganza e la grazia di elefanti in un negozio di cristalleria; appena arrivati al Centro, iniziava la lotta tra i ragazzi che volevano entrare nella sala dei computer e gli operatori che tentavano di far rispettare i turni.

Sbolliti i furori iniziali, è stato possibile svolgere ordinatamente lezioni sulla videoscrittura, l’uso della grafica e l’utilizzazione di programmi didattici.

La preparazione al Natale

La partecipazione al laboratorio di arti figurate, con la manipolazione di plastilina, pasta di sale e cartapesta, ha suscitato un vivo interesse perché permetteva di dare sfogo alla fantasia e alla creatività e nello stesso tempo di apprendere nuove tecniche da utilizzare per la realizzazione di addobbi e di scenografie.

Il tempo trascorre e noi operatori, pur essendo ancora solo l’inizio dell’autunno, pensiamo di coinvolgere i ragazzi in attività inerenti alla preparazione delle festività natalizie.

Abbiamo in mente iniziative d’ampio respiro che esigono lunga maturazione e progettazione, paziente preparazione, cura dei particolari e partecipazione costante e corale di tutte le risorse, anche territoriali. Pensiamo pertanto di coinvolgere alcuni artigiani del quartiere, i genitori e naturalmente tutti i ragazzi. Tenendo conto degli obiettivi ambiziosi che ci prefiggiamo, non ultimo quello di dare fiducia in se stessi ai ragazzi, di farci conoscere nel quartiere e di poterci meglio inserire nel tessuto locale, l’impresa non appare certo facile; l’attività frenetica e creativa di progettazione fa registrare entusiasmi e delusioni, ansie e nervosismi, litigi e prese di posizioni (a volte anche fra noi adulti).

 

Il fervore e la vitalità di questi giorni sono però bruscamente interrotti da un episodio triste che ci lascia sconfortati e depressi: la morte di un ragazzo del quartiere.

Ad un tratto tutto ci sembra marginale; non abbiamo più neanche la voglia di discutere per portare avanti i nostri punti di vista.

I ragazzi che di solito per un niente passano alle mani, in questi giorni non hanno neanche voglia di litigare. Parlano poco, fanno i duri ma siamo certi che sono tanti gli interrogativi che giungono alle loro menti, primo fra tutti: “perché il nostro compagno ci ha lasciati?” Dobbiamo uscire da questa angosciosa situazione, la vita deve continuare. Noi adulti per primi dobbiamo rompere la morsa della tristezza e pensiamo di farlo cercando di aiutare i ragazzi a riflettere su come dare un senso alla vita. A poco a poco l’attività di preparazione al Natale riprende.

Intanto novembre rosicchia luce alle giornate ed i ragazzi si rifugiano al Centro sempre più numerosi. Ne approfittiamo per dare loro delle incombenze, visto che per i mesi di novembre e di dicembre il Centro ha in cantiere due grosse attività: l’allestimento del presepio e la preparazione della recita natalizia.

L’avventura del presepio

L’idea centrale del lavoro per la realizzazione del presepio è quella di costruire un grande plastico in vetroresina per creare un paesaggio che riproduca in scala i luoghi santi nel modo più fedele possibile e nello stesso tempo rispettoso della prospettiva. A tal punto, dopo aver presentato ai ragazzi le nostre idee e il relativo piano di realizzazione, li invitiamo a dividersi in base alle loro competenze e preferenze. Un gruppo aiuterà un falegname del quartiere (che ha dato la sua disponibilità ad aiutarci) nell’approntare la struttura del paesaggio, che si estenderà per circa 25 metri quadri; un altro gruppo costruirà le casette in cartone e sulla scorta dei libri tenterà di ricostruire, con la pasta di sale, il Tempio e la casa di Erode; altri ragazzi si occuperanno di realizzare la scenografia che ci servirà per la rappresentazione teatrale, altri ancora, insieme a noi operatori e ad alcune mamme volenterose penseranno ai costumi di scena; infine un gruppo di ragazzi ben motivato e disposto a impegnarsi con molta assiduità costituirà il cast degli attori e cantanti richiesti dal copione. Distribuiti gli incarichi, ogni gruppo coordinato da un operatore si mette al lavoro con l’impegno di portare a termine quanto stabilito e soprattutto di essere pronti alla collaborazione reciproca per la buona riuscita dell’insieme.

Il gruppo del presepio - insieme a un volenteroso falegname - ha avuto l’incarico di effettuare la struttura del paesaggio poggiando sopra un’impalcatura di legno una serie di cassette (quelle per la frutta hanno risposto bene allo scopo) affiancate, numerate e con ai bordi attaccate strisce di masonite rigorosamente sagomate secondo il profilo orografico richiesto dal paesaggio: ci pare di vedere ancora lo sguardo stupito dei ragazzi che vogliono rendersi conto come da numeri e da calcoli vengano fuori delle curve irregolarmente tracciate sulla masonite e da queste strisce sorgano come per incanto profili montuosi e vallate!

«Putenza di lu girbiuni!» Esclama qualcuno. La matematica può servire anche a costruire un presepio? Incuriositi tornano a guardare quelle curve irregolari tracciate sulle carte geografiche e quei numeretti tanto piccoli scritti accanto (si chiamano curve di livello, spiega il nostro Direttore che per la circostanza funge da ingegnere e da geografo) felici di aver scoperto qualcosa di nuovo che difficilmente potranno dimenticare.

Nella fase successiva c’è da appallottolare carta di giornali e riempire le cassette.

Una decina di ragazzi decisi a lavorare di gran lena, con una pila di giornali davanti fanno a gara ad appallottolare i fogli e lanciarli nelle cassette, gridando a più non posso “canestro”, “goal”; qualche palla casualmente fa centro dopo essere rimbalzata dalla testa pelata del nostro Direttore che in piedi sull’impalcatura e in precario equilibrio sorveglia i lavori cercando di fare buon viso a cattivo gioco, finché – quando il tragitto delle palle si stabilizza nella nuova direzione - spazientito tira fuori dalla tasca un fazzoletto bianco, lo agita in segno di arresa ed esclama:

Ragazzi, la vostra collaborazione è stata veramente preziosa però adesso se non vi dispiace gradirei un po’ di … tregua

Le operazioni proseguono col rivestimento in vetroresina, l’immissione dell’acqua nel lago di Tiberiade per farla scorrere lungo il fiume Giordano fino al Mar Morto e poi farla segretamente tornare al lago d’origine.

 

L’impianto elettrico ha elettrizzato un po’ tutti, per via della complessità e del rischio della corrente - sebbene, per precauzione, si fosse usata la bassa tensione - costretta a circolare fra barattoli da marmellata e piombini che vi scendevano dentro comandati da un motorino: si trattava di artigianali reostati che dovevano emulare il Padreterno nel far sorgere e tramontare il sole con tutte le conseguenze connesse al fenomeno.

Infine l’avventura della registrazione delle voci da sincronizzare col gioco delle luci.

 

Passate le festività tutto è stato smantellato, ma ci piace ricordarlo e descrivere agli amici come era realizzato, riportando il testo della presentazione.

 

 

 

Nel ricordare l’evento i Ragazzi di Spazio Blu al Tondicello della Plaia - scartata l’idea di suggestive metafore e di pittoreschi pastori come abbellimento - propongono una riflessione sull’evento stesso ponendolo nel contesto della Creazione e commentandolo solo con la Parola di Dio.

 

è nata così l’idea del Presepio suoni e luci,

nello scenario della Terra Santa,

che ora intendono presentare anche agli amici:

 

Luci: La Luce della Creazione, dal suo apparire alla formazione dello splendore del ciclo giorno-notte

La Luce della Redenzione che parte dalla Grotta e illumina il mondo.

 

Suoni: La Parola della Creazione e della Promessa

La Parola del Messaggio Evangelico

 

Scenario, costituito dai luoghi in cui Gesù annunziò la Lieta Novella, fedelmente riprodotti - in rappresentazione prospettica - per permettere di localizzare i momenti della Sua vita e rendere il Messaggio più facilmente comprensibile.

 

Attraverso il grande libro della Bibbia, Vecchio e Nuovo Testamento,

si assiste alla storia del mondo.

Un grande libro aperto mostra le scritte:

E il Verbo

si fece carne

 

(presepio)

 

 

ed abitò franoi

 

La Vergine

concepirà e daràalla luce un figlio

Sarà chiamato Emmanuele

 

 

Nella seconda pagina, fra le due frasi, uno squarcio fa apparire all’interno il Presepio, inizialmente buio per poi illuminarsi in sincronia coi brani biblici:

 

Dalla Parola - il Verbum creatore di Dio -

che dà origine alla luce (Dio disse: Sia la luce)

alle vicissitudini umane nell’attesa del Messia,

 

finché il Verbum si fa Carne per abitare fra noi:

veniva nel mondo la vera Luce, quella che illumina ogni uomo.

Luigi Minio

 

 

«Siamo i ragazzi di Spazio Blu,

al Tondicello della Plaia.

Benvenuti alla visita del nostro presepio.

 

Vedete di fronte un grande libro

che rappresenta la Bibbia,

il Vecchio e il Nuovo Testamento.

All’interno dove è scritto: «il Verbo si fece carne»,

si vede la rappresentazione della Terra Santa,

riprodotta in prospettiva.

 

In primo piano la grotta di Betlemme,

alle spalle Gerusalemme col Tempio

e il palazzo di Erode,

verso il centro Samaria

e in fondo la Galilea con Nazaret.

Sulla destra il deserto di Giuda

che scende fino al mar Morto,

il fiume Giordano e in alto il lago di Tiberiade.

Sulla sinistra Emmaus e più in alto Arimatea.

 

Per maggiori dettagli potrete vedere le carte

e le nostre ricerche sul pannello di destra.

 

Adesso in silenzio ascoltiamo la Parola di Dio.»

 

I ragazzi e gli amici di Spazio Blu (Tondicello della Plaia)

 

Presentano il loro

 

PRESEPIO 2000

 

 

 

Saranno gli stessi ragazzi del Tondicello ad illustrare il Presepio

e a fare da ciceroni nella visita ai luoghi della vita di Gesù.

 

 

 

Luci

Colonna sonora (Voci con sottofondo musicale)

La scena è buia.

 

 

 

Un leggero chiarore appare ad oriente

 

 

 

 

Si profilano all’orizzonte i colori dell’aurora

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il chiarore

si fa più intenso

fino ad illuminare l’intero paesaggio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lentamente

la luce si affievolisce mentre a ponente scendono i colori del tramonto

 

 

 

 

 

 

 

 

Si vanno accendendo le luci all’interno delle case ed i fuochi dei pastori.

 

 

 

 

 

 

 

Le luci delle case si spengono e il paesaggio diventa nuovamente buio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Si illumina la grotta all’interno

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Si illumina la grotta all’esterno

 

 

 

 

 

 

Si illumina l’intero presepio.

In principio Dio creò il cielo e la terra.

La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso; lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.

 

Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu.

 

E Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, su tutte le bestie »

 

Dio creò l'uomo a sua immagine; maschio e femmina li creò.

Li benedisse e comandò loro: «Crescete e moltiplicatevi, riempite la terra».

 

Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che i pensieri del loro cuore non era altro che male.

 

E i profeti parlarono a Suo nome.

 

Oracolo del Signore per bocca di Amos, mandriano presso Tekoa

 

«Rialzerò la capanna di Davide, che è caduta; ne riparerò le brecce, ne rialzerò le rovine»

 

 

Oracolo del Signore per bocca di Isaia figlio di Amoz

 

Una voce grida: «Nel deserto preparate la via al Signore, appianate nella steppa la strada per il nostro Dio.

Ogni valle sia colmata, ogni monte e colle siano abbassati; il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in pianura.

Allora si rivelerà la gloria del Signore e ogni uomo la vedrà, poiché la bocca del Signore ha parlato».

 

«Il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele.

Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici.

Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore.

Grande sarà il suo dominio e la pace non avrà fine

Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il segno della sovranità ed è chiamato: Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace.

Il lupo dimorerà insieme con l'agnello, la pantera si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un fanciullo li guiderà.

La mucca e l'orsa pascoleranno insieme; si sdraieranno insieme i loro piccoli. Il leone si ciberà di erba, come il bue.

Ogni attrezzo da guerra e ogni mantello macchiato di sangue sarà bruciato, sarà esca del fuoco.

 

 

Oracolo di Michea, il Morashtita

 

E tu, Betlemme di Efrata così piccola per essere fra i capoluoghi di Giuda, da te uscirà colui che dovrà governare; le sue origini sono dall'antichità, dai giorni più remoti.

Perciò Dio lascerà il popolo in schiavitù fino a quando colei che deve partorire partorirà.

 

Oracolo del Signore per bocca di Geremia figlio di Helkia.

 

«Ecco, verranno giorni, dice il Signore, nei quali susciterò a Davide un germoglio giusto, che regnerà da vero re e sarà saggio ed eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra.

Nei suoi giorni Giuda sarà salvato e Israele starà sicuro nella sua dimora; questo sarà il nome con cui lo chiameranno: Signore-nostra-giustizia.

Verranno giorni, dice il Signore, nei quali con la casa di Israele e con la casa di Giuda io concluderò una alleanza nuova.

Non come l'alleanza che ho conclusa con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dal paese d'Egitto, una alleanza che essi hanno violato, benché io fossi loro Signore. Parola del Signore.

Questa sarà l'alleanza che io concluderò con la casa di Israele dopo quei giorni, dice il Signore: Porrò la mia legge nel loro animo, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi il mio popolo.

 

Oracolo del Signore per bocca di Ezechiele figlio di Buzi

 

Susciterò per loro un pastore che le pascerà. Egli le condurrà al pascolo, sarà il loro pastore.

Io, il Signore, ho parlato.

 

In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.

Egli era in principio presso Dio:

tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.

In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini.

 

E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità.

 

In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra.

Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città.

Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta.

Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto.

Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo.

C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge.

Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l'angelo disse loro: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore.

Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia».

E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama».

 

La rappresentazione natalizia

Nel frattempo in un altro locale, la regista Marinella coadiuvata da tre operatrici si ritrova a toreare col gruppo dei più scalmanati.

Ebbene, si! L’idea di fare l’attore non poteva non sedurre i più esibizionisti, con la vocazione di fare ... spettacolo a tutti i costi; nel loro immaginario, infatti, l’attore è il personaggio che si esibisce, non quello che pazientemente studia il copione, si esercita nella dizione e nello studio degli atteggiamenti coerenti col personaggio da rappresentare.

Il lavoro si rivela faticoso oltre ogni previsione: alcuni ragazzi, non essendo abituati a parlare in italiano, stentano nella recitazione; altri pur apparentemente sicuri di sé, al momento di provare, manifestano insicurezza e timidezza con conseguenti tentennamenti e ripensamenti sulla loro volontà di andare avanti; altre volte ragazzi capaci e spigliati s’impegnano ma poi, per sopraggiunti motivi familiari, di studio ... rinunciano e quindi ci tocca ricominciare, reclutando altri ragazzi per colmare il vuoto e ripetere la procedura d’iniziazione.

Arriva dicembre, con esso Natale ed eccoci al fatidico giorno in cui i ragazzi saliranno sul palco del teatro gentilmente offerto dalla comunità parrocchiale e si cimenteranno nella rappresentazione laboriosamente preparata.

Dietro il sipario fervono i preparativi per dare gli ultimi ritocchi alla scenografia montata il giorno prima; i ragazzi trepidanti ed emozionati indossano i costumi di scena chiedendo continue rassicurazioni perché l’acconciatura o il trucco siano perfetti; qualcuno manifesta residui d’insicurezza e ansioso chiede «E se dimentico la parte?». Anche per questo piovono ampie rassicurazioni: «Tranquilli - dice un’assistente - non vi preoccupate, eventualmente saremo pronti a suggerire». Ogni tanto qualche piccolo attore fa capolino dal sipario e si precipita dietro le quinte per annunciare che la platea si anima di pubblico.

Giunge l’ora fissata e la sala è al completo. Sul palco adesso la scenografia è in ordine, dietro le quinte operatori e ragazzi si sistemano ognuno al posto stabilito.

Tutto è pronto, il sipario sta per aprirsi quando improvvisamente due attori, chissà per quale motivo, dimenticando la nascita di Gesù e la rappresentazione, danno inizio ad un violento litigio, “corron parole grandi più di loro” avrebbe detto il Pascoli; sguardi inferociti, insulti, minacce di mandare a monte lo spettacolo.

La conoscenza dei tipi non fa presagire nulla di buono, urge quindi mettere in moto tutti i canali diplomatici: regista, operatori, compagni, qualche genitore presente, ... manca solo lo zu Carmelo, che sistemerebbe tutto con le buone maniere... ma non ci sembra il caso!

Finalmente le trattative sono coronate da successo, i ragazzi si rendono conto del modo maldestro di chiarire i malintesi e nella prospettiva della nascita di Gesù Bambino fanno pace.

Con grande sospiro di sollievo finalmente inizia la rappresentazione “Notte fantastica”.

 

Buio in sala, il sipario si apre ed eccoci per magia indietro di duemila anni, ma con la televisione già esistente, ... capita nell’arte!

Alcuni giornalisti dell’antica Roma, infatti, in collegamento satellitare con una piccola città della Giudea per seguire il censimento ordinato da Cesare Augusto, danno notizia di un fatto di cronaca: prendendo lo spunto da una coppia di Nazaret rifiutata dagli alberghi del luogo; fanno notare le carenze alberghiere di Betlemme e intervistano gli albergatori, il prefetto, i pastori per chiarire l’incredibile caso di Maria, giovane donna costretta a partorire in una grotta.

La suggestione del sottofondo musicale, i canti, la scenografia contribuiscono a creare l’atmosfera magica dei luoghi e della vita nella Palestina al tempo di Gesù; i piccoli attori superano loro stessi compenetrandosi nei ruoli e coinvolgendo il pubblico fino alla commozione.

Cala il sipario, scrosciano gli applausi e scompaiono rapidamente pietosi fazzoletti: qualche lacrima non s’è potuta trattenere, ma il pudore impedisce di mostrarla!

 

Per noi operatori, più che i calorosi complimenti, la gratificazione maggiore è stata nel costatare come quest’esperienza ha radicalmente cambiato i ragazzi: hanno finalmente formato un gruppo affiatato che per molto tempo ha continuato a discutere su quanto avevano realizzato e del successo ottenuto; in particolare si è sensibilmente modificato il loro modo di relazionare, divenuto più collaborativo, superando l’aggressività e la rudezza che li soleva accompagnare.

Le attività sportive

I ragazzi partecipano sempre di buon grado alle attività sportive che vengono proposte ma … tutte le volte che si trovano fra i piedi una pallottola di carta, un sasso, una pigna, una lattina, si improvvisano Pelé e giù a scalciare!

Idea! Perché non organizziamo un torneo di calcio in modo da canalizzare in un’iniziativa organizzata quello che è un interesse tipico dei ragazzi e degli adolescenti? L’idea riscuote immediatamente grande successo per cui, in men che non si dica sotto l’esperta guida di Mister Gaetano si costituisce la squadra di calcio “Spazio Blu” per partecipare al torneo annuale inter-lidi presso il campo S. Francesco, adiacente la spiaggia libera n° 1.

Al torneo, oltre la nostra squadra, partecipano altre società (Palestro Catania, Civita Catania, Fasano Gravina, Librino Catania, S. Giovanni Galermo Catania).

L’età dei giocatori sarà compresa tra gli 11 e i 14 anni. I ragazzi fanno salti di gioia e si immedesimano ognuno nel giocatore loro idolo.

Tutti vogliono essere inseriti nella squadra. Naturalmente non mancano momenti di conflitto che tendono a degenerare. Cerchiamo di risolverli su due piedi ma, in tema di piedi, quando l’atmosfera è surriscaldata, si rischia che i ragazzi ... scambino noi per il pallone.

Per alcuni giorni le discussioni si ripetono; decidiamo di riunirli per discutere sulle dinamiche interne al gruppo. A parole tutti sono d’accordo ma … nei fatti ...!

Finalmente ecco arrivare la convocazione dei calciatori, dei guardalinee, degli arbitri. Per il momento tutto sembra sotto controllo. Giornalmente la squadra, accompagnata dal Mister coadiuvato da uno o più operatori, si reca al campo per gli allenamenti. Dopo un paio d’ore in lontananza si avvertono già le urla dei ragazzi che, accaldati e scalmanati (sembrano pulcini usciti dall’uovo), ritornano al Centro raccontando e commentando i vari passaggi del pallone, i calci di rigore, gli errori (a volte accusandosi a vicenda) e le emozioni al momento dei goal.

Gli allenamenti sono costanti, le partite si susseguono, fin quando giunge il fatidico giorno della finale del campionato. Siamo tutti in campo, i ragazzi sono emozionati, sperano di vincere anche se sanno di dover competere con una squadra molto forte. Appena scendono in campo, tutti, grandi e piccini, a fare il tifo con trombe, striscioni Forza “Spazio Blu” ...

I giocatori si animano; ecco Ronaldo (al secolo, il nostro Alessandro) che parte all’attacco ed è subito goal. Tra tifo, incoraggiamenti e goal, la partita volge al termine. La nostra squadra si è piazzata seconda nella classifica generale.

In totale, Spazio Blu si è accaparrate tre coppe; una per il piazzamento della classifica generale (secondo posto), una per la vittoria della super coppa e infine una per la simpatia.

Il ricamo

Con piacere notiamo come le ragazze che frequentano il laboratorio di ricamo sotto la guida esperta di Giusy, una volta apprese le tecniche di base, interpretano spesso in chiave originale i motivi decorativi.

Maria, ad esempio, è una vera artista; ha costruito un simpatico astuccio porta colori, lo ha decorato con motivi allegri e lo ha rifinito con cura.

Il risultato è stato sorprendente ed ha sollecitato l’interesse delle compagne meno allenate che hanno tentato di cimentarsi nello stesso lavoro. Maria, gratificata, dal canto suo, si sente lusingata nell’essere promossa al ruolo di esperta.

A margine del lavoro si persegue un altro obiettivo: le ragazze, si sa, non disdegnano il parlare delle loro piccole beghe o anche di crucci e di problemi più o meno intimi; per le operatrici vigili non riesce difficile canalizzare i discorsi verso una positiva socializzazione e una forma di dinamica che le aiuti nel superamento di tante difficoltà.

Dalle conversazioni emergono qua e là e non sempre chiaramente, situazioni di disagio familiare. Pur evitando intrusioni in un ambito molto riservato, ci poniamo in atteggiamento d’ascolto e con le dovute cautele tentiamo di offrire quel sostegno di cui hanno tanto bisogno.

Le arti figurative

Un gruppo particolarmente creativo, sapientemente guidato dalla nostra maestra d’arte Antonella, ha dato vita al laboratorio grafico pittorico; l’arte non deve essere imbrigliata, ciascuno, quindi, era lasciato libero di scegliere la tecnica a lui più congeniale per esprimere la sua vena artistica.

 

Alcuni ragazzi hanno preferito lavorare col DAS, realizzando oggetti vari: piccoli cestini con frutta, bugie (portacandele, s’intende, non la materializzazione di quelle che sogliono dire loro), animaletti ecc. I lavori eseguiti, dopo l’essiccazione, venivano dipinti e lucidati con vernici adatte. Con questa tecnica hanno trovato modo, oltre che di comunicare e sbizzarrirsi, di esercitare la motricità fine.

 

Altri ragazzi, utilizzando la pasta di sale, si sono cimentati nella realizzazione di casette ed animali destinati al presepio.

 

Un gruppo di ragazzi sono stati da supporto all’attività teatrale creando scenografie per le recite; in occasione di quella per il carnevale si sono anche avventurati nel modellare le maschere con la cartapesta. Questa tecnica li ha particolarmente coinvolti per il procedimento: si trattava di sminuzzare una certa quantità di giornali, lasciarli a bagno, impastarli con colla e modellarli; non era previsto dalla procedura, ma spesso la faccia del vicino serviva egregiamente come forma ...

Un’altra tecnica dimostratasi di loro gradimento era l’uso della polvere di ceramica; con essa hanno realizzato lavoretti che venivano poi affissi alle pareti e utilizzati come addobbi per feste da loro organizzate.

 

La tecnica del graffito si è rivelata adatta per realizzare composizioni di farfalle.

 

Divertente è stata pure la lavorazione della corteccia di pino - raccolta nelle scorribande fra i boschi - per la composizione di paesaggi in miniatura.

L’animazione

L’animazione con la varietà delle sue sfaccettature, ha costituito per certi versi l’elemento portante di tutta l’attività del centro.

Come ciliegina sulla torta, si è aggiunta la collaborazione dei tirocinanti dei nostri corsi, guidati dai docenti, che ha dato un ulteriore impulso e una ventata d’entusiasmo.

Fin dalle 15, giochi di movimento, di creatività, balletti e diavolerie del genere galvanizzavano i nostri baldi giovani (o quasi) che stavano ad attendere dietro la porta l’arrivo degli operatori.

 

Fra le tante trovate, notevole successo ha riscosso il gioco del cinema.

I ragazzi sono stati invitati a preparare, con l’aiuto degli esperti di laboratorio, il materiale per la realizzazione del cinema blu, una sala cinematografica in miniatura con tutti gli accessori e gli annessi: l’insegna, il botteghino con tanto di scritta, la locandina del film, oltre alla sala con le sedie predisposte. È stato anche allestito un minibar in cui si vendevano pop-corn e patatine.

La proiezione del film è stata proposta come un gioco in cui gli stessi bambini hanno svolto i vari ruoli previsti: spettatori, maschera, addetti al bar e al botteghino

I soldi erano costituiti da fotocopie di banconote e riproduzione in cartoncino degli spiccioli, preparati dai ragazzi stessi e utilizzati per l’acquisto dei biglietti e delle patatine. Naturalmente i conti dovevano quadrare ed entravano in gioco i calcoli da eseguire e quindi un pizzico di matematica..

Prima della proiezione – sul piccolo schermo, naturalmente – si enunciavano i temi che sarebbero poi stati discussi , in accordo con la videocassetta proiettata, nel cineforum che ne seguiva; come, ad esempio, il concetto d’importanza dell’aiuto agli altri.

 

Sotto forma di animazione venivano trattati i vari temi di ordine educativo (educazione sessuale, portamento femminile, igiene della persona, ...), con qualche puntatina di ordine didattico.

 

* * *

 

Un fatto rilevante è stato il gemellaggio - nell’estate 2000 - con due altri centri di San Giovanni la Punta: il Clan dei Ragazzi e Villa Angela.

Nel periodo estivo siamo stati spesso loro ospiti usufruendo delle loro splendide strutture sportive e dei loro campi da gioco.

Insieme a loro abbiamo anche organizzato alcune escursioni nell’ambito del progetto Conosci la tua terra, del quale parleremo nel capitolo seguente.

Progetto “Conosci la tua terra”

Finalmente!

Liberi dalla rigida routine scolastica, i ragazzi del Tondicello hanno fruito di nuove e diverse opportunità educative!

Zainetti colmi di ogni cianfrusaglia, qualche macchina fotografica, qualche telefonino pronto a lanciare messaggi, radioline per ascoltare le ultime novità discografiche. Un vero gruppo di vacanzieri, i loro possessori.

 

Per le escursioni più impegnative veniva utilizzato un pullman particolarmente confortevole, attrezzato con aria condizionata e televisione; l’autista, un tipo molto allegro, assecondava i gusti musicali dei bambini e gli operatori si inserivano costantemente con giochi – dall’ultima barzelletta all’elezione di miss – con canzoni e quanto altro si potesse rivelare utile per far trascorrere piacevolmente il tempo, specie nei lunghi tragitti.

 

Ma un momento, i ragazzi non devono osservare e conoscere?

Almeno questo è uno degli obiettivi del progetto e gli operatori non hanno trascurato nessun’occasione per inserirvi elementi culturali facendo intervenire chi fra loro era, di volta in volta, più qualificato o avvalendosi di persone esterne.

Villa Romana dei Mosaici di Piazza Armerina

La prima escursione prevista si è svolta nell’entroterra della Sicilia.

Il giorno precedente l’umore dei bambini era brioso e contagioso, chiedevano cosa dovevano portare e come vestirsi, iniziavano a formare i gruppetti, i genitori inizialmente preoccupati per i loro figli ci sommergevano di raccomandazioni.

Finalmente il fatidico giorno è arrivato: l’appuntamento era previsto alle 8 di mattina e noi avevamo insistito sull’importanza della puntualità; al nostro arrivo sul posto di partenza, con sorpresa, tutti erano presenti, perfettamente attrezzati e - la cosa più importante - particolarmente euforici.

 

La destinazione era Piazza Armerina.

Una nostra operatrice, originaria della zona, ha iniziato a fare da cicerone, suscitando un notevole interesse. Arrivati ai pavimenti in mosaico non si sono stupiti della tecnica avendola appresa, con la guida di Antonella, nel laboratorio di Spazio Blu; si sono mostrati sorpresi di fronte alla pazienza dei Romani nel fare dei mosaici così grandi, tenendo conto che loro si stancavano tanto facilmente a creare e completare un solo quadrato.

 

L’interesse si è poi rivolto a quello che rappresentavano, mostrandosi interessati di fronte alle scene di caccia, agli animali feroci, alla toilette delle donne romane e alle scene di vita quotidiana.

 

Al termine della visita e con il caldo sempre incalzante, ritorniamo sull’autobus ringraziando l’inventore dell’aria condizionata; la frescura di una zona alberata costituì il luogo ideale per agevolare l’appetito – qualora ce ne fosse stato bisogno – in vista del pasto e per dare ai ragazzi la possibilità di scatenarsi con giochi all’aperto.

Con l’ora del rientro a casa, iniziò la richiesta di notizie sulla prossima escursione.

Parco Zoo di Sicilia (Belpasso)

Conoscere le varie specie animali, le loro abitudini e modi di vivere è essenziale nella crescita di un ragazzo. Il compito dell’adulto è infondere l’amore ed il rispetto nei loro confronti; è per questo motivo che abbiamo ritenuto opportuno organizzare una piacevole giornata al Parco Zoo.

 

Oltre che ad ospitare molte specie di volatili, felini e mammiferi, si può accedere, attraverso il trenino del tempo, al “Parco della Preistoria” che ricostruisce l’evoluzione dell’uomo e dell’ambiente; in esso sono anche presenti vari esemplari di dinosauri ricostruiti in dimensioni reali.

Pur essendovi molto caldo, i ragazzi, come sempre pieni di energia, si sono mostrati molto interessati, non solo a vedere, ma anche a conoscere più approfonditamente il tipo di vita, di alimentazione, la durata della gestazione e addirittura, il nome latino di ogni animale. Particolare interesse hanno suscitato i felini come il leone, il leopardo, la tigre e il velocissimo ghepardo. Abbiamo assistito ad una divertente scena con l’elefante che allungando la proboscide accettava ben volentieri i creachers da una ragazzina; i nostri ragazzi, incuriositi, hanno voluto provare anche loro dando dei rametti di erba che l’elefante ha subito gradito.

Nel pomeriggio abbiamo fatto un giro per tutto il parco con il trenino e poi tutti a giocare.

I ragazzi si sono divertiti e lungo il viaggio per il ritorno a casa, è stato proposto un gioco a quiz con premi per chi rispondeva correttamente a ciò che avevano imparato sugli animali.

Castello di Maniace

La visita guidata a Maniace è stata particolarmente apprezzata dai ragazzi e dalle famiglie del quartiere; alcune delle quali hanno voluto partecipare.

Passiamo da Villa Angela per prelevare un gruppo di ragazzi, portatori di handicap, accompagnati dai loro assistenti. I nostri ragazzi già li conoscevano per via del gemellaggio; familiarizzano subito con loro e straordinario a vedersi, attivano atteggiamenti di solidarietà e aiuto imprevisto verso i compagni in difficoltà.

Durante il tragitto facciamo un gioco, allo scopo di verificare cosa i ragazzi avessero imparato sugli animali nella gita precedente. Tutti partecipano attivamente e dimostrano di aver notato e di ricordare più di quanto ci saremmo aspettati.

 

Superata la città di Bronte troviamo una prima guida insolita: il nostro Direttore, Professor Minio che, trattandosi dei luoghi della sua infanzia, ci illustra l’ambiente.

Prima tappa è un antico abbeveratoio all’uscita della città, alimentato da acqua sorgiva, dove i contadini di ritorno dalla campagna si fermavano per far bere gli asinelli e i muli, mezzo di locomozione quasi esclusivo nei tempi passati. Ne prende lo spunto per parlarci del lavoro dei campi nel secolo scorso e delle insidie di quell’abbeve-ratoio, infestato dalle sanguisughe; il rischio era che le bestiole si attaccassero alla bocca degli animali succhiandone il sangue.

 

Poco distante, il ponte Cantera sovrastante un braccio del fiume Simeto che in quel punto aveva scavato una profonda gola formando uno strapiombo denominato Bazu a Cantera, tristemente famoso perché da esso si lanciavano gli innamorati delusi che col suicidio intendevano porre fine alle loro pene.

Entrati nel territorio dell’ex ducea di Nelson, il Professore si appresta ad illustrare la figura e la storia del famoso Ammiraglio inglese. Uno dei ragazzi lo previene chiedendo “Chi è Nelson?”; subito un compagno con aria da saputello spiega agli altri che si tratta di quello dei piatti (Nelsen); probabilmente ci sarebbe stata una megalavata dimostrativa di stoviglie o una vendita promozionale di detersivi. Il Professore fa notare come la differenza di una vocale potrebbe anche avere la sua importanza, ed è per questo che i maestri insistono tanto sull’esattezza nello scrivere; continua la spiegazione parlando dei mille anni di storia della primitiva abbazia, dal generale bizantino Maniace alla figura dell’Ammiraglio Nelson e degli avvenimenti storici all’origine della costituzione della ducea.

Giunti a destinazione, i ragazzi sciamano ed a loro si associano i compagni in difficoltà. Li osserviamo a distanza e notiamo due nostri ragazzi che porgono la mano ad un compagno per aiutarlo a superare un ostacolo. Guardiamo con ammirazione: qualche istante prima litigavano per nulla e adesso un gesto di solidarietà li avvicina.

All’interno del castello, accompagnati da una guida del luogo, i ragazzi, hanno modo di osservare i numerosi quadri che raffigurano Nelson e le sue imprese, pongono alla guida domande pertinenti, notizie sulle battaglie illustrate nei quadri e fanno collegamenti con quanto hanno precedentemente ascoltato.

Particolarmente incuriositi si sono dimostrati anche per il tipo di arredamento molto elegante e raffinato, che metteva insieme lo stile tradizionale italiano e quello inglese.

I camini - uno per stanza e sempre diversi - ed un pianoforte in radica di noce sono stati i pezzi più ammirati.

 

Giunge frattanto, espressamente invitato, Don Nunzio Galati, parroco del luogo ed autore di un pregevole volume sulla storia di Maniace, che aggiunge tanti altri dettagli sulle origini dell’abbazia, chiamata poi pomposamente castello dai discendenti di Nelson, sulla chiesa col suo pregevolissimo portale e sugli scavi per riportare alla luce il primitivo edificio.

 

Conclusa la visita al castello, si avvicina l’ora di pranzo ed ecco il pronto intervento degli operatori che, armati di affettatrice portatile e aiutati dalle volenterose mamme, improvvisandosi salumieri, organizzano nel parco un Panino party: panini a volontà farciti secondo i gusti e le richieste dei ragazzi.

Placati i morsi della fame e della sete, passano all’esplorazione del grande parco; manifestano interesse per la flora e per la fauna del luogo, catturando lucertole ed altri animaletti, a sentir loro solo a scopo scientifico, non certo per spaventare le ragazzine, come noi pensavamo.

 

Gole dell’Alcantara

Catania arde sotto il solleone. L’ipotesi di una gita per visitare le “Gole dell’Alcantara” lascia intravedere spiragli di frescura all’ombra di pareti rocciose e accanto alle chiare, fresche e dolci acque

Il pullman si ferma sullo spiazzale da cui si domina l’insolito straordinario strapiombo in fondo al quale scorre il fiume.

Scendiamo da una gradinata panoramica, in una spiaggetta di rocce dove l’acqua è bassissima; i ragazzi tolgono le scarpe e noi li preveniamo con giri in acqua per conoscere il posto e assicurarci che non vi siano pericoli.

Scatta la solidarietà di gruppo ... si tengono per mano e camminano con insolita prudenza. Qualche gridolino di soddisfazione, qualche sospiro per la frescura ritrovata anche se l’acqua è fin troppo fredda; qualche esclamazione di meraviglia nel vedere le pareti rocciose di un colore così diverso da quello a cui siamo abituati. Le rocce spigolose delle pareti sfumano nella rotondità dei ciottoli di fiume che attirano la curiosità dei nostri ragazzi. Sassi così simili e così diversi fra loro: li raccolgono, li conservano, ci interrogano ... a volte siamo in grado di rispondere, a volte, con molta onestà, diciamo che ci documenteremo. Qualcuno ha la lente d’ingrandimento e scopre piccoli insetti e crostacei, pulci d’acqua che saltano qua e là. Invitiamo i ragazzi ad osservare l’ecosistema per conoscerlo e rispettarlo.

Giungono frattanto i nostri amici dell’Istituto Villa Angela. Avanzano curiosi ma lentamente e incerti. Per loro non è così facile andare avanti in un terreno accidentato, la loro disabilità costituisce una remora ma i nostri ragazzi corrono incontro e alleviano con gesti premurosi le loro difficoltà: mostrano e donano loro ciò che hanno raccolto, spiegano con semplicità che si tratta di animaletti, piantine o altro e li incoraggiano a tenerli in mano senza aver paura. Gli amici disabili inizialmente sono esitanti, poi incuriositi prendono in mano quei piccoli esseri senza timore; i loro occhi brillano di gioia, sono felici. Più di loro però lo sono i nostri ragazzi di Spazio Blu: sanno di aver fatto un grande gesto porgendo la mano a chi ha bisogno di aiuto.

Riemersi in superficie, una delegazione di mamme avvicina il Direttore dell’ISPASA per ringraziarlo della bellissima giornata fatta passare ai loro figli - e ... via, anche a loro – e come segno di riconoscenza gli regalano una bottiglia di mandarinetto.

Escursione a Fiumefreddo

Spiaggia assolata e assalita. A ciascuno i suoi 30 cm. di demanio, a ciascuno il suo spicchio di ombrellone e la felicità è a portata di mano.

I ragazzi si catapultano fuori dal pullman come se vedessero per la prima volta il mare. In effetti è un mare diverso dal loro. Qui non c’è la sabbia dorata della Plaja; solo ciottoli e un mare più profondo.

Ci liberiamo degli indumenti; i ragazzi sono velocissimi e nel giro di pochi secondi sono tutti in acqua. Farli uscire dal bagno sarà un’impresa dice un’operatrice; non si stancano mai, ma dove prenderanno tanta energia continua un’altra.

Dopo aver diviso i ragazzi in gruppi, per controllarli meglio, alcuni di noi restano a riva, altri decidono di creare una piscina con pareti umane: distanziandoci in acqua, circoscriviamo un tratto di mare in cui i ragazzi possono nuotare e tuffarsi liberamente.

In tarda mattinata, si organizza una staffetta in acqua, mentre i pochi che non hanno aderito, fanno da telespettatori.

Il tempo passa e il solito affamato reclama, perché sente un languore allo stomaco. Gli operatori in tempo da record organizzano le distribuzione dei viveri, ma i ragazzi sono ancora più veloci nel farli fuori.

Anche noi adulti tentiamo di mangiare qualcosa tra urla, rivendicazioni e contestazioni dei ragazzi: mi ha preso lo zainetto e lo ha nascosto, ha bevuto nella mia lattina, non si fermano mai; sembrano caricati con duracell che non finisce mai. A noi adulti invece, cala la palpebra, ma troppo lusso. Occorre stare sempre vigili e pronti. Allora si sente Chi ha portato il caffè, dobbiamo stare il più svegli possibile. Intanto in spiaggia si organizzano giochi, raccolte di ciottoli, che dipinte nel laboratorio di pittura diventeranno fermacarte o altro.

Intanto il sole giunge al tramonto. Gli operatori chiamano i ragazzi per uscire dall’acqua e per fare in fretta entrano in acqua anche loro: non l’avessero mai fatto. Al via di un ragazzo, tutti cominciano a spruzzare acqua agli operatori, compresa all’animatrice fresca di parrucchiere. La battaglia fra ragazzi ed operatori infuria sempre più fra urla di gioia ed entusiasmo. Il clacson del pullman che ricorda l’ora tarda pone fine alla battaglia con una dichiarazione d’armistizio.

La pineta di Linguaglossa, (ospiti del Clan dei Ragazzi)

Lasciamo il nostro Tondicello e la nostra Playa per recarci in montagna.

Allontanandoci dalla caotica città di Catania ci immettiamo in paesini di montagna dove la vita è più a misura d’uomo. Lungo la strada sono i ragazzi stessi a notare dettagli che a noi adulti sfuggono: l’uomo in scafandro non è altro che un manichino in abito da smielatura per pubblicizzare la vendita sul posto di miele prodotto da vicini alveari; cavalli e altri animali lasciati liberi al pascolo; contadini che ai margini delle strade vendono i prodotti tipici delle loro campagne.

Ancora alcune curve e tutti giù: siamo a Piano Provenzano.

L’aria è frizzante ma piacevole, dopo il caldo della città; un leggero venticello fa cadere gli aghi dei pini su un suolo dove non cresce un filo d’erba. Spieghiamo ai ragazzi che gli aghi contengono una resina che fa da diserbante.

I ragazzi sciamano e li lasciamo liberi di esplorare, felici di provare nuove sensazioni.

Dove sono i teppisti della strada alla ricerca d’emozioni su rumorosi motorini? Qui tutto assume un’altra dimensione più pacata e distesa. La grande aula chiamata bosco offre loro sicuramente maggiori spunti di riflessione ed occasioni conoscitive che non le nostre spiegazioni cattedratiche.

Siamo tentati di far lezione all’aperto, ma no! lasciamo che una volta scoprano da soli, ascoltiamoli, non lasciamoci prendere dalla fretta.

La natura non annulla però gli stimoli. Avvertiamo un certo appetito, risvegliato – se ce ne fosse bisogno! – da una voce: Su ragazzi, tutti di nuovo sul pullman, si va al Clan dei Ragazzi per il pranzo.

Giunti sul posto i ragazzi sembrano sbalorditi non avendo mai visto una casa tutta in legno: Sembra la casa dei sette nani, solo un po’ più grande, dice una bambina. Entriamo nella casa di legno e una rapida esplorazione ci fa capire che non si tratta della casa dei sette nani, ma che lo chalet, appartenente al Clan dei Ragazzi, i nostri gemellati, offre molti confort: servizi igienici efficienti, una grande sala da pranzo, il bar e soprattutto un buon odorino proveniente dalla cucina, che farebbe risuscitare i morti.

Finalmente si mangia! Piattoni colmi di pasta, di carne e contorni vari vengono subito divorati dai ragazzi che sembrano lupi affamati. In meno di un’ora l’appetito è saziato e siamo di nuovo pronti a riprendere la strada del bosco.

I ragazzi raccolgono pigne, cortecce di alberi, mentre noi insistiamo nel dire che dobbiamo essere ospiti discreti, che non dobbiamo togliere nulla al bosco per rispettare la natura.

Per la prima volta imparano che la natura non va danneggiata inutilmente, che ciò che è bello può essere osservato nel suo ambiente senza essere deturpato e portato via come trofeo di caccia.

Per loro è un concetto nuovo, ma se ciò servisse per iniziare un cammino di sensibilizzazione ecologica, ci sentiremmo soddisfatti di aver compiuto questa escursione.

L’obiettivo sarebbe raggiunto, come si dice nel gergo scolastico.

Zafferana Etnea e la Valle del Bove

L’escursione a Zafferana e alla Valle del Bove per assistere alla colata di lava, organizzata con la collaborazione della Pro Loco, è fra quella che difficilmente si potranno dimenticare. Il pullman aveva registrato il tutto esaurito, tanto che alcune mamme - entusiaste forse più dei figli – sono costrette a seguire la comitiva a bordo dell’auto della Coordinatrice.

Prima destinazione è il parco di Zafferana dove esplorata la zona, si organizzano giochi che puntano sul rispetto e la conoscenza della natura, come il raccogliere rifiuti trovati. Trascorsa così la mattinata, verso l’ora di pranzo il pullman, si dirige verso l’Emmaus per pranzare al ristorante dell’albergo e poi verso la Valle del Bove dopo aver preso a bordo una guida locale.

Sfortunatamente il pullman non è un fuori strada, non ha quindi potuto evitare ai ragazzi un paio di ore di strada a piedi, in salita per giunta. Lo spettacolo offerto ai loro occhi li ripaga ampiamente della fatica e dopo una mezzoretta di contemplazione il gruppo imbocca la via del ritorno e ... si sa, alla discesa ogni santo aiuta!

Raggiunto il luogo dove sostava il pullman, trovano pronta la merenda con pane e nutella: Che mondo sarebbe senza la nutella! Esclama qualcuno.

Ancora col Clan dei Ragazzi

Fra una escursione e l’altra previste dal progetto “conosci la tua terra”, il periodo estivo ci ha dato l’opportunità di apprezzare le attrezzatissime ed efficientissime strutture del Clan dei Ragazzi, l’Ente col quale ci siamo gemellati: il parco giochi, le strutture sportive, i laboratori.

Oltre al calcio, nel quale i ragazzi erano abbondantemente allenati, hanno avuto la possibilità di potere svolgere altre attività sportive, quali: basket, pallavolo, squash, tappetini elastici, ecc.

Anche le ragazze hanno partecipato con grande entusiasmo a tutte le attività sportive, compreso il calcio che è notoriamente prerogativa dei ragazzi.

Non sono mancate altre attività ludiche, quali: ballo, teatro e giochi di società, svolte insieme ai ragazzi del Clan.

Tutto questo ha dato la possibilità di socializzare coi ragazzi della struttura ospitante e di crearsi nuovi amici.

Parco Ronza di Enna

L’escursione al Parco Ronza suscita una iniziale curiosità perché non sanno cosa sia; chiedono se vi sono giochi all’interno del Parco, ma più ci avviciniamo alla metà prevista, più i loro occhi sono colpiti dalla maestosità della natura, dal verde e dagli immensi alberi.

Scesi in fila indiana si avviano all’interno del Parco e rimangono colpiti dai vari animali ospitati; si divertono finché l’approssimarsi dell’ora del pranzo non suggerisce una tregua all’animazione che si era creata. La pausa non è molto lunga, avendo fretta di riprendere i giochi preferiti.

Alcuni dei genitori presenti caldeggiano l’idea di tornarvi, invitando tutte le altre famiglie, per una grande salsicciata e così concludere in bellezza il progetto estivo.

 

La proposta è interessante e si iniziano i preparativi, trascurando però di interpellare le condizioni meteorologiche dell’autunno che incombe.

Per varie domeniche consecutive il tempo si presenta piovoso e d’autorità c’impone di concludere il progetto.

Progetto “Conosci il tuo mare”

Mentre il progetto Conosci la tua terra volgeva al termine, si iniziava la programmazione del progettto Conosci il tuo mare.

Nella sede centrale dell’ISPASA era stato allestito un grande acquario (circa 800 litri) con la riproduzione di un fondale marino; si andavano raccogliendo, oltre che pesci, invertebrati delle nostre coste: molluschi, crostacei, anemoni, spirografi, ascidie, ricci e tanti altri organismi che cominciavano ad appassionare i ragazzi, per la loro bellezza e per le forme curiose.

Si iniziavano anche ricerche sui libri per organizzare le schede dei singoli organismi, si cercavano videocassette con documentari e si pregustava, per la prossima estate, l’osservazione diretta in mare, ma… fu troppo breve ahimè! L’interruzione forzata del progetto fece naufragare ogni entusiasmo.

Attendendo il rinnovo …

La convenzione col Comune di Catania si era frattanto conclusa per la naturale scadenza dei termini e attendevamo il rinnovo; per non far disperdere i ragazzi e continuare l’attività educativa, gli operatori dell’ISPASA hanno proseguito il lavoro a titolo di volontariato, anche perché il promesso rinnovo era previsto in tempi brevi.

Col passare dei mesi abbiamo potuto appurare che il significato di breve, nell’accezione data dal Comune, era diverso da quello inteso nel linguaggio corrente.

Il panettiere e il droghiere, dal canto loro, si dimostravano poco entusiasti a fornire ai volontari il necessario per la sopravvivenza a titolo di… volontariato; prolungandosi l’attesa, siamo stati costretti ad interrompere il servizio, sempre aspettando il promesso rinnovo

È passato oltre un anno, gli operatori hanno cercato altre attività, i ragazzi si sono dispersi, le famiglie che inizialmente volevano andare in delegazione dal Sindaco, si sono rassegnate e noi qui … e così sia!

Sportello al servizio
dei bambini e delle famiglie

 

L’attività dello Sportello – realizzata nell’ambito della legge 285/97 per la promozione di diritti e opportunità per l’infanzia e l’adolescenza - è iniziata a marzo 1999 nei locali messi a disposizione dal Comune di Catania in Via Sardo 1.

 

Scopo del servizio è di dare

 

Un sostegno per i minori che vivono situazioni difficili nella famiglia, nella scuola, nella strada.

 

Un coordinamento tra gli utenti (bambini, adolescenti, genitori, famiglie, scuole) e le strutture presenti nel territorio che si occupano di minori.

 

Alla base dell’iniziativa vi è una constatazione ben precisa: spesso i minori e i nuclei familiari in difficoltà si trovano nell’incapacità di analizzare le cause del proprio disagio e di utilizzare le risorse che il territorio offre; ciò si verifica o per mancanza di conoscenza o per sfiducia o per un’errata interpretazione dei servizi (visti esclusivamente come assistenziali e quindi favorenti il perpetuarsi di uno stato di dipendenza).

Lo Sportello si propone l’obiettivo prioritario di potenziare le risorse individuali e familiari degli utenti, facendo utilizzare i servizi territoriali come strumenti e agenti del proprio cambiamento.

 

L’orientamento degli operatori nei riguardi dell’utente non va quindi inteso come la pura consulenza nella scelta del servizio, ma come scelta di un cambiamento da realizzare, utilizzando il servizio stesso, che sia quello del settore pubblico, del privato o del privato sociale.

 

Il volantino sottostante (stampato in quattro facciate e capillarmente diffuso) è uno dei tanti che hanno pubblicizzato il servizio e sintetizza questi concetti:

 

 

 

 

 

 

Come districarsi nel dedalo?

 

Lo “Sportello al servizio delle famiglie

e dei bambini”, gestito dall’ISPASA in convenzione col Comune di Catania e con la collaborazione

della ASL 3, è una struttura snella che:

 

  • dà una rapida consulenza e un sostegno

alle famiglie, genitori e figli,

quando questo è richiesto;

  • guida e accompagna l’utente

nella ricerca del servizio che fa al suo caso.

 

Il servizio non ha carattere “assistenziale”:

vuole essere un aiuto nella soluzione

dei problemi che sono alla base del disagio.

 

 

I servizi esistono

Vieni con noi

a trovare quello giusto

 

Sportello al servizio

delle famiglie e dei bambini

 

095.201.777

 

 

Un interlocutore amico

 

problemi della famiglia

 

Un punto d’incontro tra

 

servizi esistenti

 

I figli sono una gioia ma …

a volte danno anche problemi …

 

  • inconvenienti fisici

  • problemi scolastici

  • difficoltà di comportamento

  • disfunzioni alimentari

  • amicizie pericolose

  • devianze

  • pericoli di ogni genere

  • disarmonie tra i genitori,
    che si riflettono sui figli

e tanti altri …

 

 

 

esiste una molteplicità di servizi,

spesso ignorati,

nel settore pubblico e nel privato sociale

 

  • nel settore sanitario

  • in campo educativo

  • nella prevenzione

  • nella consulenza

  • nell’assistenza

 

Organizzazione

Lo Sportello, come da progetto, è stato costituito da due operatori telefonici, forniti dall’ISPASA, da un avvocato esperto nel diritto di famiglia, da un’assistente sociale del Comune e da uno psicologo della ASL.

 

La realizzazione dell’idea di fondo, che vede la collaborazione tra istituzioni diverse, teoricamente rappresenta l’idea vincente della 285, ma nella pratica ha rivelato una serie di difficoltà. La paradossale disposizione logistica del servizio e l’insufficiente chiarificazione al vertice degli obiettivi e dei ruoli delle strutture coinvolte ha creato problemi di non facile soluzione.

 

Allo Sportello è stata assegnata la sede in via Sardo 1, dove hanno svolto la loro attività gli operatori della cooperativa ISPASA, (una psicoterapeuta e una psicologa, sostituita poi da un’assistente sociale) con il compito di operatori telefonici, mentre l’assistente sociale, referente del Comune, aveva la sede al Centro Sociale di via Caduti del Lavoro – dall’altra parte della città – la psicologa della ASL a S. Pietro Clarenza e l’avvocato nel suo studio di Piazza Europa.

Non è stato possibile, anche per la diversa interpretazione del ruolo di referente assunto dall’assistente sociale (referente del Comune) e dalla psicologa (referente della ASL) mantenere un costante dialogo tra gli operatori e coinvolgerli tutti nel servizio concreto all’utente.

Questo ha comportato - d’accordo coi funzionari del Comune - l’assunzione di diversi ruoli da parte dei professionisti dell’ISPASA, con una comprensibile, inevitabile e frustrante crisi di identità.

L’operatore come “interlocutore amico

Gli operatori che l’ISPASA ha assegnato allo Sportello, scelti fra gli esperti particolarmente preparati nei settori specifici, hanno impegnato a fondo la loro professionalità ed esperienza per analizzare le problematiche presentate dall’utenza ed aiutare i minori e le famiglie a trovare le risposte adatte ad ogni singola situazione.

Molte volte era proprio quello che le persone volevano: qualcuno che li ascoltasse e che condividesse con loro, per qualche momento, i loro problemi, aiutandoli a vederli in maniera più chiara.

Siamo riusciti in quest’intento?

Difficile da parte nostra poterlo valutare; dei piccoli gesti, come il mazzo di fiori portato all’operatrice in segno di gratitudine o espressioni del genere «finalmente ho trovato una persona gentile che mi ascolta», ce lo fanno pensare.

Il “punto d’incontro bisogni – servizi”

Altro importante scopo dello Sportello era di far conoscere i servizi del territorio rivolti ai minori.

Stranamente, quest’aspetto si è rivelato molto più problematico di quanto avremmo potuto immaginare.

Abbiamo avuto l’impressione che una diffidenza impalpabile aleggiasse attorno alla nostra attività. Alle richieste miranti a conoscere con esattezza la funzione dei differenti servizi, ricevevamo risposte evasive ed incomplete, quasi che ogni servizio volesse restare nel suo chiuso, eludendo ogni forma di comunicazione e di scambio; spesso dovevamo ricorrere ad amicizie personali per conoscere qualcosa in più di quanto non fosse dichiarato sulla carta.

Il risultato non è stato migliore seguendo le vie ufficiali, poiché lo Sportello ha ripetutamente e inutilmente bussato alle porte dell’assessorato ai Servizi Sociali e si è trovato incomprensibilmente escluso anche dagli incontri realizzati tra “alcuni” servizi della 285.

Il servizio come fattore di cambiamento

Abbiamo già accennato che il servizio non ha carattere assistenziale, ma intende essere di aiuto nella soluzione dei problemi che sono alla base del disagio.

Quello che, infatti, si auspica è un cambiamento nella prospettiva: orientarsi verso una cultura che rivolga la sua attenzione ai bisogni evolutivi dell’infanzia e non solo alle emergenze.

Nell’ambito dell’attività clinica, siamo abituati a vedere il bambino solamente dal punto di vista delle sue difficoltà o delle sue problematiche. Osservare il bambino da un punto di vista evolutivo, significa sostenerlo nel suo sviluppo normale, indirizzarlo verso attività (vedi centri socioeducativi) o verso strutture presenti nel territorio, che possano essergli di supporto e – nello stesso tempo - dare alla famiglia una visione delle risorse che il territorio offre.

Se da un certo punto di vista la violenza, la istituzionalizzazione, la dispersione scolastica, il lavoro minorile, la devianza richiedono interventi seri, è anche vero che il percorso di crescita è fatto di opportunità, di relazioni affettive adeguate e significative.

Queste considerazioni ci hanno spinto a promuovere corsi per genitori e incontri nell’ambito delle scuole; lo scopo è di fare in modo che le istituzioni non debbano supplire o espropriare le competenze delle famiglie, ma rafforzare e valorizzare le stesse.

 

L’utenza

CHI SI E’ RIVOLTO ALLO SPORTELLO

 

Non sempre le richieste giunte sono state quelle che ci aspettavamo. Molti si sono rivolti allo Sportello per chiedere lavoro, casa, assistenza a persone anziane o disabili, chiarimenti su contravvenzioni e sentenze, e così via.

 

PER CHI E’ STATA EFFETTUATA LA RICHIESTA

 

Nei limiti del nostro possibile, abbiamo offerto il nostro aiuto, indirizzato le persone ai servizi e agli uffici adatti, e via… qualche volta abbiamo anche organizzato collette fra di noi per venire incontro ad emergenze veramente gravi, alle quali la burocrazia non sarebbe potuta arrivare.

 

TIPOLOGIA DELLA RICHIESTA

 

Frequenti sono state le richieste di aiuto da parte di donne vittime di violenze in famiglia. Spesso, in questi casi, vi erano gravi disagi economici e il coniuge violento, oltre ad essere ufficialmente disoccupato e nullatenente, era nello stesso tempo l’unico sostentamento del nucleo familiare.

Molte sono state, specialmente nell’ultimo anno, le richieste di consulenza legale per separazioni consensuali e inoltro di richieste per gratuito patrocinio.

Certo, quando è stato possibile si è lavorato per tentare di ricucire i conflitti familiari e per cautelare i minori perché non fossero strumento di ricatto, ma spesso le separazioni erano in atto da diversi anni ed entrambi i coniugi si erano ricostruiti una loro vita di coppia; le loro richieste erano di poter legalizzare lo stato di fatto o di far rispettare gli accordi presi per il mantenimento dei figli.

e ora?

Nel corso di questi anni l’utenza è andata aumentando, grazie anche alla pubblicizzazione capillare e al passa-parola.

Il prossimo marzo scadrà il contratto e quindi dovremmo chiudere battenti.

Almeno questa volta abbiamo avuto una risposta chiara: nella nuova programmazione dei servizi non rientrerà più questa attività.

Non intendiamo affatto entrare nella politica dei servizi, ma ci sia lecito chiederci se si tratti di un buon investimento da parte del Comune avviare una attività per interromperla quando diventa veramente efficace e se ne costata l’utilità sociale.

Quanto a noi, non rientra certo nel nostro stile abbandonare persone che hanno bisogno di aiuto.

Pur non pubblicizzando ulteriormente il servizio, la nostra linea telefonica è rimasta attiva per un certo tempo presso la nostra sede centrale, abbiamo continuato a rispondere alle chiamate e abbiamo tentato di venire incontro, nei limiti delle nostre possibilità, alle richieste … e così sia!