6. Formazione e lavoro
Fin dai primi anni, il nostro Istituto si è occupato di problemi di psicologia del lavoro.
L’orientamento scolastico e professionale, del quale abbiamo parlato, rientra in questa prospettiva e focalizza l’attenzione sull’individuo per aiutarlo a scoprire la sua vocazione nella vita lavorativa.
Affrontando il problema da una angolatura opposta, ci ritroviamo nel settore della selezione aziendale.
In essa, il punto di riferimento è il lavoro da eseguire e il compito consiste nel reperimento delle persone più idonee all’incombenza specifica.
Nel tentativo di trovare un punto di incontro fra le due esigenze, abbiamo portato avanti la prospettiva di una banca dati psicoattitudinale; vedremo come sia stato difficile percorrere questa via per la mancanza di una seria cultura del lavoro.
Quest’ultimo punto c’è sembrato, allo stato attuale, fra i più impellenti; vorremmo andare oltre la demagogia del momento che vede nella creazione di posti di lavoro la panacea, atta a risolvere tutti i problemi sociali, pur sapendo che il lavoratore insoddisfatto si sentirà sempre infelice e farà male il suo lavoro, con danno – oltre che per se stesso - per le aziende e per l’intera struttura sociale.
Queste riflessioni ci hanno spinto a voler contribuire alla formazione di una cultura del lavoro rivolgendo la nostra attenzione ai corsi di formazione professionale.
Selezione aziendale
Con una certa frequenza le aziende richiedono, specie per la formazione dei quadri dirigenti, la selezione degli elementi più idonei a determinate mansioni fra i dipendenti o candidati da loro stessi.
L'Istituto interviene studiando, in collaborazione con i responsabili dell'organizzazione, il profilo professionale dell'attività alla quale i dipendenti sono destinati ed il grado di rispondenza tra il profilo attitudinale dei singoli candidati e quello professionale previsto.
Un simile intervento rappresenta un notevole vantaggio per l'organizzazione e per i dipendenti contribuendo alla destinazione delle persone giuste ai posti giusti.
La selezione aziendale descritta, eseguita nella forma tradizionale, presenta sul piano pratico dei limiti e degli inconvenienti.
Di regola, le persone che si presentano rispondendo ad un annuncio pubblicitario in vista di un'assunzione per un certo lavoro (in media circa 200 per volta), sono esaminate in quella prospettiva; scelte le due o tre delle quali l'azienda ha bisogno, le altre sono scartate, a volte solo perché a quella stessa inserzione avevano risposto persone con capacità o disponibilità maggiori per quella specifica esigenza.
Per questa ragione tanti rischiano di restare tagliati fuori; infatti, se scartati in una selezione, difficilmente si ripresentano per una nuova o perché non ne vengono a conoscenza o - più spesso - perché scoraggiati dal precedente insuccesso, rinunciano ad altri tentativi; perdono così altre occasioni nelle quali potrebbero risultare idonei ed essere assunti.
Banca-dati psico-attitudinale
(Work-Bank)
Questa ed altre considerazioni avevano spinto l'ISPASA ad organizzare una BANCA-DATI PSICOATTITUDINALE. Tutti coloro che erano in cerca di un lavoro, anche a prescindere da una richiesta del momento da parte di qualche azienda, potevano presentarsi all'ISPASA per segnalare le loro esigenze o preferenze in campo lavorativo e - nello stesso tempo - per eseguire delle approfondite indagini attitudinali nelle varie direzioni; fra l'altro, in questo modo, ciascuno avrebbe potuto avere la possibilità di scoprire le proprie capacità, anche se - a volte - insospettate e di portarle a conoscenza di centinaia potenziali datori di lavoro.
Il vantaggio sarebbe stato innegabile sia per l'azienda che avrebbe potuto subito scegliere - fra varie migliaia - la persona più adatta al proprio caso, sia per il lavoratore che avrebbe avuto la possibilità di trovare il lavoro più consono alle proprie esigenze ed alle proprie capacità.
L'organizzazione, valida sul piano teorico, ha incontrato - paradossalmente - notevoli difficoltà d’ordine pratico.
Le aziende risposero bene e anche a distanza di anni ci facevano ancora richieste di personale da assumere, ma esigevano persone con delle qualifiche specifiche e disposte ad assumere seriamente l’impegno lavorativo.
Da parte nostra, fra i candidati lavoratori incontravamo notevoli difficoltà a reperire le persone adatte, tanto che eravamo costretti a mettere costanti annunci sui giornali per cercare altro personale.
Coloro che si erano presentati o non avevano le qualifiche che il mercato richiedeva o erano semplicemente alla ricerca del “posto”, non del “lavoro” e nicchiavano di fronte a possibili impegni da assumere con serietà.
Mi ricordai con amarezza del dialogo intercorso con un caro collaboratore prima che iniziassimo:
- L’idea è bella, ma non riuscirà.
- Perché?
- Le persone che cercano lavoro non si presenteranno.
- Come mai?
- Temono che troviate loro il lavoro!
Proseguimmo faticosamente per qualche anno, finché non volendoci rassegnare al ruolo di un’agenzia di collocamento, decidemmo di deviare la nostra attenzione sui corsi di formazione professionale tentando, in qualche modo, di contribuire allo sviluppo di una cultura del lavoro.
Per la cronaca, riproduciamo le prime pagine del libretto con cui presentavamo l’iniziativa:
Una duplice garanzia: la persona giusta per il posto giusto.
PREMESSA
Lo scottante problema
Nessuno si crea illusioni su quanto sia oggi difficile trovare un lavoro adeguato.
Quando, con un pizzico di fortuna o mediante l’interessamento di qualche santo protettore, si riesce a trovare il tanto agognato posto, spesso il lavoro riesce stancante: i giorni trascorrono pesantemente, scanditi solo dal riposo di fine settimana o da qualche giorno di malattia, uniche boccate d’ossigeno in una vita lavorativa condotta all’insegna della monotonia e della frustrazione.
Eppure, il fiorire degli hobbies personali dimostra quanti interessi e quanto entusiasmo per l’attività esistano dentro di noi.
In realtà spesso noi conosciamo poco le nostre capacità e solitamente sfruttiamo non più del venti per cento delle nostre risorse potenziali; è questo il motivo per cui un po’ tutti - chi più chi meno -, ci sentiamo insoddisfatti e non realizzati... ed a ragione!
Il vecchio modo di non affrontare il problema
Siamo tutti concordi nel fare queste riflessioni: le abbiamo tante volte sentite e altrettante volte le abbiamo ripetute adempiendo così un rito decolpevolizzante sempre identico; può solo cambiare il particolare colorito ispirato dalle circostanze.
Fra gli ingredienti di questo rito non può, ovviamente, mancare l’incrimi-nazione della società o del governo: queste detestate entità genitoriali, perennemente responsabili delle disavventure di figli eternamente minorenni e bisognosi della loro assistenza.
Molti di questi figli sono però sempre pronti ed attivi per demolire, boicottare, snobare o ridicolizzare qualsiasi iniziativa che richieda una loro collaborazione per risolvere i loro stessi problemi: appartiene a questa categoria, fra gli altri, quella certa frangia di disoccupati che sciupano il loro tempo unicamente ad inseguire le raccomandazioni di qualche politico, in attesa di un concorso qualsiasi che offra 6 posti ai 16.000 concorrenti.
A questa categoria di persone non abbiamo niente da dire; la cosa migliore che possano fare per non turbare con dubbi o ripensamenti la loro raggiunta tranquillità, è di cestinare questo opuscolo.
Con gli altri ci possiamo porre una domanda:
Ma è proprio vero
che non c’è niente da fare?
Certamente non è nelle nostre possibilità creare nuovi posti di lavoro, ma possiamo fare in modo di conoscere cosa realmente offre il mercato e prendere in considerazione quello che è più adatto per noi.
Se si potesse scegliere un lavoro più consono alle proprie aspirazioni e alle proprie capacità, la persona si sentirebbe a suo agio e pienamente realizzata; al tempo stesso si creerebbero le condizioni migliori per un rendimento al massimo delle proprie possibilità.
Perché questa prospettiva si realizzi debbono verificarsi due condizioni. Conoscere quali sono le capacità e le aspirazioni di ciascuno e fare in modo che queste siano conosciute da chi può dare lavoro.
La moderna psicologia del lavoro e le odierne tecnologie possono aiutarci a realizzare questi obiettivi con delle modalità ben precise:
Studiando gli interessi, i gusti e le aspirazioni dei singoli individui.
Analizzando le potenzialità, le capacità e le attitudini delle singole persone per scoprire le convergenze tra interessi e reali capacità.
Prendendo in considerazione le esigenze particolari dei soggetti: situazioni concrete, abitudini di vita, preferenze, carattere e quanto altro può creare particolari limitazioni nella scelta del lavoro.
Prospettando, specialmente ai più giovani, il campo in cui potersi qualificare e le concrete modalità per farlo.
Mettendo in relazioni i dati emersi per i singoli individui con le richieste delle aziende che intendono assumere dipendenti.
La nostra proposta.
Sono queste le considerazioni che ci hanno spinto ad organizzare la
BANCA DATI o WORK BANK
della SEZIONE DI PSICOLOGIA DEL LAVORO dell’ISPASA
Una rete di computer immagazzina le richieste provenienti dai datori di lavoro ed elaborando le informazioni sulle singole persone che cercano una occupazione, evidenzia le coincidenze tra gli interessi, le capacità, le esigenze particolari delle persone e le esigenze del lavoro per il quale il dipendente è richiesto; diventa così possibile trovare
la persona giusta per il posto giusto
Formazione professionale
Fu chiesto a Freud, negli ultimi anni della sua vita, quale fosse la persona normale; domanda in un certo senso provocatoria, poiché egli aveva evidenziato come in tutti esista un certo grado di patologia. Ci si aspettava chi sa quale lungo e complicato discorso, ma egli rispose con una sola frase: «La persona normale è quella capace di amare e di lavorare.»
Per un quarto di secolo, l’ISPASA si è prevalentemente occupata, in conferenze, corsi, convegni, del tema dell’amore; oggi affronta con più insistenza il tema del lavoro, quasi a voler sottolineare che la piena realizzazione in questo campo costituisce il secondo dei due pilastri sui quali si basa la completezza e la normalità di un individuo.
Capacità di lavorare non s’identifica con fortuna o furbizia nel trovare un posto, allo stesso modo come capacità di amare non è riducibile all’intraprendenza nel trovare un partner con cui fare l’amore.
Tutti siamo convinti che non ci si può improvvisare medici o ingegneri, ma sottovalutiamo l’importanza della professionalità nel lavoro in quanto tale.
In tutte le circostanze in cui ci occupiamo di formazione professionale, accanto alla trattazione dei temi specifici, cerchiamo di dare uno spazio adeguato alla discussione sul significato del lavoro in modo da contribuire allo sviluppo di una cultura in tal senso.
Oltre ai corsi dei quali abbiamo già parlato, negli ultimi anni, ne abbiamo gestito altri per la formazione professionale, cofinanziati dal F.S.E. :
Tecnici di Vendite (700 ore)
Operatori di Comunità e Centri Diurni per Anziani (700 ore)
Operatori Socio Assistenziali di Centro Diurno (400 ore)
Operatori di Centri Antiviolenza
Operatori di Centri per Prevenzione
Primo Intervento nel Maltrattamento e Abuso sui Minori
Abbiamo anche collaborato con vari enti di formazione, sempre con gli stessi obiettivi, pur trattando i temi specifici che ci erano chiesti.