Premesse - 1. Contestualizzazione del problema
L’educazione
a). Educare, perché?
La trasmissione delle informazioni e degli schemi di comportamento necessari alla sopravvivenza, nelle specie animali inferiori, è affidata unicamente a meccanismi di ordine genetico. Solo nelle specie superiori assistiamo ad una forma di assistenza e di rudimentale educazione nelle prime fasi di vita.
Nella specie umana la trasmissione di informazioni sempre più complesse è indispensabile perché il nuovo individuo possa sopravvivere e condurre una vita normale nel contesto sociale in cui si trova.
b). Educare, a che cosa?
Poiché la società è un organismo in evoluzione, non possiamo conoscere il contesto in cui l’attuale giovane verrà a trovarsi da adulto; il mondo cambia, ora più vorticosamente di prima e sarebbe poco funzionale voler imporre ciecamente i modelli che sono stati reputati validi nel passato; non possiamo essere noi a decidere per lui l’orientamento della sua vita in un contesto futuro a noi estraneo.
Non dovremmo mai perdere di vista questo concetto, se vogliamo evitare la formazione di disadattati.
Pur formulando delle ipotesi basate sull’esperienza del passato, il nostro compito è di aiutare il giovane a prendere atto delle realizzazioni raggiunte dall’umanità nel corso dei secoli e dei vantaggi o svantaggi che dal nostro punto di vista esse hanno comportato.
è compito dei giovani, nella misura in cui gradualmente saranno in condizioni di farlo, costruire la loro realtà e il loro contesto sociale.
A noi non resta altro che guardare da lontano e tentare di intuire, finché ci sarà dato di farlo, meditando su quanto Kahlil Gibran scrive:
E una donna che reggeva un bambino al seno disse:
Parlaci dei figli.
E lui disse:
I vostri figli non sono figli vostri.
Sono figli e figlie della sete che la vita ha di se stessa.
Essi vengono attraverso di voi, ma non da voi,
E benché vivano con voi non vi appartengono
Potete donar loro l'amore ma non i vostri pensieri:
Essi hanno i loro pensieri.
Potete offrire rifugio ai loro corpi
ma non alle loro anime:
Esse abitano la casa del domani,
che non vi sarà concesso visitare neppure in sogno.
Potete tentare di essere simili a loro,
ma non farli simili a voi:
La vita procede e non s'attarda sul passato.
Voi siete gli archi da cui i figli, come frecce vive,
sono scoccati in avanti.
L'Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell'infinito,
e vi tende con forza
affinché le sue frecce vadano rapide e lontane.
Affidatevi con gioia alla mano dell'Arciere;
Poiché come ama il volo della freccia,
così ama la fermezza dell'arco.
c). Educare, come?
Proposta di modelli.
Il bambino comincia ad assimilare gli schemi di comportamento che gli renderanno possibile la convivenza nel contesto sociale attraverso l’imitazione e l’interazione con figure di adulti che costituiscono per lui dei modelli.
Si tratta di una modalità di trasmissione che, sia pure in progressivo affievolimento, persisterà fino all’età adulta. Nell’età adolescenziale e giovanile questa modalità sarà ancora particolarmente attiva.
Le figure degli insegnanti giocheranno un ruolo notevole sul piano educativo; si tratta di fattori non cognitivi che condizioneranno notevolmente i processi di apprendimento.
Tutti abbiamo l’esperienza di interessi spiccati per una certa disciplina determinati dalla figura carismatica del relativo docente.
Trasmissione di informazioni.
Nella misura in cui la struttura cognitiva si andrà ampliando, si renderà possibile l’apprendimento di conoscenze specifiche attraverso canali di ordine cognitivo.
Le conoscenze specifiche (disciplinari), se adeguatamente inglobate nella struttura cognitiva, renderanno possibili ulteriori e più complesse conoscenze disciplinari, in un ciclo che costantemente si ripeterà nel corso della vita.
Arte, scienza e tecnica negli interventi educativi
L’arte.
Riuscire a trasmettere sia il sapere attraverso le nozioni, sia le capacità di ricercare le nozioni stesse e di inglobarle nella struttura cognitiva, costituirebbe un’arte legata al carisma individuale.
Come tutte le arti, potrebbe essere coltivata e potenziata dall’individuo che la possiede, ma difficilmente è trasmissibile perché sfugge al pieno controllo razionale.
Colui che la possiede non sempre si rende conto dei fattori che determinano il successo e facilmente si hanno delle errate attribuzioni di cause; inoltre necessita di un intenso rapporto e di una notevole intesa col discente, condizioni non sempre realizzabili nell’attuale contesto sociale.
La scienza.
Condizione perché l’arte sia facilmente trasmissibile è che sia supportata dalla scienza.
Compito della scienza è studiare le connessioni causali e le leggi che regolano l’andamento dei fenomeni; essa, infatti, viene definita come un sistema di conoscenze certe conseguito attraverso lo studio dei nessi causali (cognitio certa per causas).
La tecnica.
A livello applicativo, la scienza elabora delle tecniche atte a facilitare la trasmissione concreta delle conoscenze.
Poiché le variabili individuali sono numerose e non sempre perfettamente controllabili, nell’applicazione di una tecnica non si dovrà mai perdere di vista la connessione tra l’effetto che si vuole ottenere e i meccanismi di azione dell’intervento che si mette in atto.
Volendo ricorrere ad una analogia, l’uso di un farmaco può risultare rischioso se non si conosce il suo meccanismo di azione e le condizioni in cui si trova l’organismo.
Le critiche mosse fondatamente a molte tecniche trovano la loro giustificazione nel fatto che spesso vengono applicate non tenendo conto di quanto accennato.
Il rito.
Una tecnica di cui non si conoscono i presupposti teorici e i limiti alla sua applicabilità si trasforma facilmente in un rito sterile se non addirittura dannoso.
In fondo è in questa direzione che bisogna cercare certe incongruenze nell’uso indiscriminato di tecniche educative che ci vengono proposte, fideisticamente accettate e applicate in un contesto per molti versi differente.