1.3 FORME PATOLOGICHE DI LIMITAZIONE DELLO STATO DI BENESSERE

 

Nelle pagine precedenti abbiamo visto come è possibile trovare nell'integrazione la caratterizzazione della normalità. Vedremo ora come sia possibile leggere, su un piano puramente fenomenologico, in chiave di carenza di integrazione, alcune delle manifestazioni che vengono classificate come espressione di patologia mentale.

 

Possiamo rappresentarci graficamente questa chiave di lettura attraverso gli schemi riportati nelle pagine seguenti. Il cerchio piccolo rappresenta l'"Io" (1) ed il cerchio grande il mondo fenomenico con cui può integrarsi a vari livelli; le bande che dal cerchio piccolo si estendono a ventaglio in quello grande rappresentano i vari livelli di integrazione.

Parliamo di mondo fenomenico perchè è quello che a noi consta e quello che attivamente modelliamo nel processo di interazione e di integrazione.

Della vasta gamma che costituisce la patologia mentale, nei grafici riportati, abbiamo voluto scegliere alcuni quadri a livello puramente esemplificativo.

 

(1) Preferiamo usare il termine "Io", anche se compromesso dall'uso che ne hanno fatto determinate correnti filosofiche e psicologiche, anziché far uso del termine "Se" (Self), perchè riconosciamo all'individuo una certa autonomia sul piano cognitivo e comportamentale; per noi egli non è la pura risultante di influenze ambientali, anche se costituisce se stesso attraverso la costante interazione con l'ambiente. Il termine "io" ci sembra che rifletta meglio questa concezione.

Come in ogni schema, la rappresentazione è necessariamente riduttiva ed imperfetta; serve solo a dare, a livello visivo, una idea più intuitiva dei concetti che si vogliono illustrare.

Lo stato patologico è concepito come un restringimento delle capacità di integrazione dell'"Io" nell'interazione con la realtà. In linea di massima possiamo dire che maggiore è questo restringimento, più grave è lo stato patologico.

Il concetto che la rappresentazione grafica vuole esprimere può essere formulato anche in forma differente: la patologia mentale rappresenta un restringimento, più o meno marcato, del campo esistenziale; al contrario, la normalità è data dalla piena espansione dell'individuo che riesce ad integrarsi ed interagire pienamente con la realtà che lo circonda.

Parlando di livello di integrazione non intendiamo uno stato costante nel tempo, ma un equilibrio dinamico che subisce oscillazioni sotto la spinta di fattori interni od esterni. Analogamente al concetto di regressione della psicoanalisi, un individuo apparentemente normale, in particolari situazioni può regredire ad un livello più arcaico, come se il suo "Io", minacciato da una realtà percepita pericolosa, si restringesse chiudendosi maggiormente in se stesso.

Ovviamente questo modo di rappresentazione deve essere considerato come una chiave di lettura più che un modello interpretativo; tuttavia ci sembra utile tenerlo presente per le applicazioni che può trovare in campo terapeutico.

 

13.1 CARENZA DI INTEGRAZIONE PERCETTIVA: DISSOCIAZIONI SCHIZOFRENICHE

 

Quando la difficoltà di integrazione tocca il piano percettivo riscontriamo i disturbi più profondi della personalità, come nelle dissociazioni schizofreniche.

La percezione della realtà (ivi compreso il proprio corpo e parte dei propri processi mentali) è frammentaria e distorta; come se l'"Io" si fosse rinchiuso "nel suo ristretto santuario" operando con la fantasia ed utilizzando degli elementi staccati della realtà stessa. Esce allo scoperto quando percepisce la realtà non ostile, per rinchiudersi nuovamente quando essa gli appare minacciosa.

Le difficoltà percettive possono portare alla confusione tra mondo interno ed esterno; se i contenuti interni si fanno troppo intensi ed intollerabili, vengono proiettati al di fuori nelle allucinazioni e confusi con gli elementi che provengono dalla realtà esterna.

La difficoltà di integrazione percettiva coinvolge gli altri livelli: confusione tra concetti, come alterazione dei processi logici; fra idee e risonanza emotiva; fra pensiero e comportamento...

Queste manifestazioni possono presentarsi in varia misura secondo che il soggetto riesca ad integrare più o meno il proprio mondo percettivo in se stesso e col proprio "Io".

 

13.2. CARENZA DI INTEGRAZIONE IDEATIVA: DELIRI PARANOICALI.

Parliamo di carenze di integrazione a livello ideativo quando i processi percettivi sono ben integrati e quindi la realtà è percepita in maniera abbastanza oggettiva; le conclusioni che se ne traggono sono però abnormi ed organizzate in un sistema delirante.

Ogni dato proveniente dalla realtà si presta a diverse interpretazioni: la persona normale sceglie quella che meglio si integra ed armonizza col contesto; il paranoico, mancando della capacità di tenere presente tutto il contesto, sceglie quella interpretazione che concorda con il suo delirio.

Nei deliri paranoicali il ragionamento è strettamente conseguenziale, manca però la visione dell'insieme; l'attenzione è focalizzata sulla singola o sulle poche idee che costituiscono il delirio, senza possibilità di un esame critico alla luce del contesto globale.

In altri termini, l'idea od il sistema delirante conserva la sua autonomia senza integrarsi con gli altri dati provenienti dalla realtà che siano in contrasto con il delirio stesso; nei casi più gravi l'interpretazione degli altri dati può venire "forzata" per farla quadrare col delirio; al limite anche la percezione stessa può venire alterata slittando in tal modo nei casi precedentemente considerati (schizofrenia paranoide).

 

13.3. CARENZA NELLA INTEGRAZIONE DEL TONO DELL'UMORE: STATI DEPRESSIVI O MANIACALI.

 

Negli stati depressivi, a prescindere dalla loro collocazione nosografica, possiamo distinguere due componenti:

A. Il contenuto ideativo

B. La focalizzazione affettiva

 

A. I contenuti ideativi sono selettivamente costituiti da pensieri penosi, che possono oscillare da considerazioni tratte da elementi reali a proiezioni di propri fantasmi, fino a giungere al delirio.

Caratteristica della depressione è l'incapacità a distogliere l'attenzione da questi pensieri e di non riuscire ad integrarli nel contesto più vasto della realtà.

Un evento sgradevole resta dominante, incombente, al punto che tutta la vita è vista e concepita in funzione di quell'evento; l'ideazione è così ristretta ad uno o a pochi temi, sempre penosi, sui quali il soggetto si fissa in atteggiamento a volte stuporoso.

B. La focalizzazione affettiva avviene esclusivamente sulla polarità negativa dell'evento.

Qualsiasi situazione si verifichi, anche la più penosa, presenta in genere una duplice polarità: accanto all'aspetto negativo della perdita se ne potrebbe ravvisare qualche altro a sfondo positivo, come ad esempio un'occasione per ristrutturare in modo diverso la propria esistenza.

Il depresso è nell'incapacità non solo di integrare le due polarità, ma di prendere anche in considerazione l'esistenza di una possibile polarità positiva.

Negli stati di eccitazione maniacale si verifica una situazione opposta: l'attenzione vivacemente si sposta sui vari contenuti gradevoli senza fissarsi su nessuno, come per paura di potervi scoprire qualcosa di spiacevole; di ogni oggetto è colto superficialmente l'aspetto euforizzante che viene rapidamente generalizzato.

Anche in questo caso è facile scorgere un'incapacità di integrazione delle connotazioni affettive che la realtà presenta.

 

13.4 Carenza di integrazione tra emozioni ed oggetti: reazioni fobiche.

 

Nelle reazioni fobiche, determinati oggetti, animali o delle situazioni provocano reazioni emotive (paura, ansia) abnormi.

Possiamo concepire il disturbo come un'assenza di integrazione tra oggetto ed emozione.

La reazione ansiosa, nei casi di fobie, non è dovuta all'oggetto o alla situazione in quanto tale, ma alla rappresentazione simbolicamente evocata.

Il modello esplicativo può essere diverso secondo che si voglia interpretare l'oggetto e la situazione come rappresentazione inconscia di un pericolo da cui ci si difende o si voglia attribuire la reazione emotiva alla polarizzazione dell'attenzione su anticipazioni fuorvianti di pericoli temuti nel passato ma estranei all'attuale contesto o vi si voglia vedere più semplicemente una forma di apprendimento.

In ogni caso l'integrazione tra oggetto o situazione attuale e reazione emotiva è alterata o quanto meno sproporzionata.

 

13.5 Carenza di integrazione dello spazio emotivo: suggestionabilità isterica.

 

Nella suggestionabilità isterica l'attenzione e la conseguente reazione emotiva abnorme sono polarizzate su un aspetto della situazione attuale o su una parte del proprio corpo.

L'isterico perde di vista l'insieme della realtà per focalizzare un dettaglio sul quale investe tutta la carica emotiva.

Il dettaglio focalizzato è sempre connesso con qualcosa che egli vive come minacciosa per la propria sicurezza od integrità e le reazioni sono abnormi e teatrali. Quando l'oggetto di apprensione è una parte del proprio corpo, questo viene investito da una carica emotiva tale da determinare alterazioni funzionali, sensitive, motorie o viscerali.

Al di fuori del contesto focalizzato, l'isterico può anche apparire indifferente e cinicamente anaffettivo.

Tutto si verifica come se l'isterico fosse incapace di investire, nelle giuste proporzioni, la sua emotività in tutta la realtà esterna: restringendo lo spazio aumenta l'intensità delle reazioni in quel settore.

 

13.6 Carenza di integrazione degli stimoli: irritabilità nevrastenica.

Quando non si riescono ad arginare ed integrare i vari stimoli sensoriali dai quali si è raggiunti si possono avere delle reazioni abnormi ad essi come nell'irritabilità dei soggetti nevrastenici.

La persona normale è costantemente raggiunta da una molteplicità di stimoli che le pervengono tramite gli organi di senso; abitualmente ne seleziona alcuni, valutati in quel contesto più significativi, ed oppone una certa barriera ai restanti che vengono a costituire momentaneamente come un sottofondo. Ad ogni mutamento della situazione con un meccanismo quasi automatico, opera una nuova selezione focalizzando altri stimoli che elabora e con i quali interagisce.

Nel nevrastenico la capacità di selezionare, elaborare, coordinare od arginare i vari stimoli è notevolmente ridotta: come se il cervello non riuscisse a fronteggiare la notevole mole di informazioni che gli giungono e con facilità andasse in "tilt", reagendo in maniera abnorme.

Si tratta quindi di difficoltà nella gerarchizzazione ed integrazione degli stimoli, anche se il mondo percettivo, a differenza di quanto avviene nello schizofrenico, resta sostanzialmente integro.

13.7 Carenza di integrazione tra motivazioni: instabilità comportamentale

Quando le motivazioni, più o meno coscienti, che spingono l'individuo all'azione, non sono ben integrate fra di loro si ha l'incoerenza, l'instabilità del comportamento e "l'inconcludenza".

Non intendiamo, in questa sede, addentrarci nelle polemiche sul concetto di motivazione che coinvolgono gli orientamenti comportamentistici, cognitivisti e psicodinamici. Nel nostro punto di vista intendiamo attribuire un certo ruolo sia ai motivi coscienti, sia alle spinte inconsce che portano l'individuo al comportamento manifesto.

Le situazioni esterne in cui l'individuo viene a trovarsi e gli stimoli conseguenti lo spingono a dei comportamenti che si presenterebbero incoerenti se non ci fosse in lui una funzione regolatrice che ne assicuri la coerenza e la continuità.

Qualunque sia la natura ed il meccanismo di azione, questa funzione regolatrice tende ad integrare nell'individuo le varie possibili motivazioni gerarchizzandole e rendendole continue nel tempo.

Una carenza in questo processo subordina il comportamento dell'individuo alla motivazione dominante nel singolo momento; motivazione che, priva di un quadro costante di riferimento, è soggetta a cambiare sotto la spinta di fattori esterni e di pulsioni interne. Ne segue una condotta inquadrabile nell'instabilità comportamentale.

 

13.8 Carenza di integrazioni dei valori: devianza morale.

 

Nella devianza morale è carente una scala di valori coerente, che si armonizzi coi valori del contesto culturale in cui l'individuo vive e tale da permettere la serena convivenza civile.

Ci sembra importante sottolineare il duplice aspetto dell'integrazione dei valori: l'esistenza di una scala di valori ben integrata e coerente; l'integrazione con i valori condivisi dalla cultura in cui si vive.

Nel primo caso la carenza sfocia nell'amoralità; una carenza nel secondo aspetto porta l'individuo alla asocialità o quanto meno al disadattamento.

Col termine "valori" intendiamo la sedimentazione delle conquiste dell'umanità nel faticoso cammino del progresso, a prescindere dalle mode di un particolare contesto storico o dall'ideologia dominante in un contesto sociale.

L'integrazione dei valori non esclude una posizione dialettica nei riguardi del pensiero o dell'ideologia dominante in un certo contesto, proprio perchè il concetto di integrazione non è accettazione passiva ma interazione attiva.

Non si considera, ad esempio, deviante propugnare il mutamento di un ordine costituito o di un certo costume di vita; è deviante la messa in atto di un comportamento contrario alla comune coscienza morale quale sarebbe ad esempio la deliberata uccisione di innocenti per raggiungere il mutamento propugnato.