1.1 CONCETTO DI DISAGIO
11.1 DEFINIZIONE DEL TERMINE.
Abbiamo voluto indicare col termine generico di disagio psichico, o più semplicemente disagio, l'estesa gamma di limitazioni dello stato di benessere, che va dal normale dispiacere per la perdita di un oggetto caro al grave e persistente disturbo della vita di relazione dello schizofrenico.
Ovviamente non tutti i disagi sono considerati patologici e non in tutti i casi si richiede un intervento psicoterapeutico o il ricorso ad un operatore specializzato.
I vari tipi di disagio, in quanto limitazioni dello stato di benessere, costituiscono un continuum in cui la psichiatria, coerentemente al modello medico, ha cercato di isolare delle situazione paradigmatiche (rese tali da particolari modalità di reazioni) concepite come entità morbose.
Anticipando quanto diremo in seguito, possiamo evidenziare tre livelli di disagio:
111.1 Normali reazioni a particolari eventi.
Un primo livello, che possiamo considerare facente parte della condizione umana, è costituito da normali e proporzionate reazioni a particolari eventi: la depressione conseguente la perdita di una persona cara, l'ansia nell'incertezza che possa accadere qualcosa di molto spiacevole, il malessere conseguente ad un allarme o ad uno stress occasionale ed altre situazioni del genere.
Per una corretta comprensione, due concetti sono da chiarire: evento e reazione normale.
Intendiamo col termine evento uno stimolo, in se stesso neutro, che diventa pregnante attraverso un processo di interpretazione; interpretare, in questo caso, significa inserire in un contesto, di solito non neutro, in cui possono prevalere fattori di ordine oggettivo o soggettivo.
* Parliamo di fattori oggettivi quando favoriscono una contestualizzazione in modo simile a quanto avviene nella maggior parte degli altri individui.
* Si tratta di fattori soggettivi quando dei vissuti strettamente personali influenzano il processo di contestualizzazione al punto da caratterizzarlo in tal senso; la natura di questi vissuti e la loro intensità possono far trascendere il carattere di normalità delle reazioni e far assumere particolari connotazioni, come ad esempio:
° Interpretazioni isteroidi, se prevalgono fattori di ordine emotivo.
° Interpretazioni paranoidi, se prevalgono fattori strettamente personali di ordine ideativo.
Possiamo considerare le reazioni normali e proporzionate quando:
* L'individuo, compatibilmente alla natura dell'evento, riesce a prendere una certa distanza dai suoi stati emotivi nel senso che riesce ad integrarli in un comportamento finalizzato e mobilita efficacemente le sue energie per il superamento del disagio.
* Gli stati penosi si vanno attenuando nel tempo, senza che si instauri un processo di retroazione (feed-back).
Il superamento di questo livello di disagio non richiede alcun intervento tecnico e rientra nel normale apprendimento a fronteggiare gli eventi che la vita presenta. Un aiuto può essere dato da persone amiche, a livello emotivo dal conforto, a livello razionale dal consiglio.
111.2 Reazioni abnormi.
Un secondo livello di disagio è costituito da reazioni abnormi di fronte a normali eventi della vita.
Caratteristica di questo livello di disagio è l'incapacità di superamento delle difficoltà, da parte del soggetto, con le sole proprie risorse o col semplice aiuto di persone benevole. Generalmente in questi casi, nell'impossibilità di fronteggiare le difficoltà attraverso comportamenti razionali o gli abituali schemi di apprendimento, l'individuo mette in atto delle reazioni emotive che risultano scarsamente finalizzate.
Vedremo in seguito come, in casi del genere, le reazioni sproporzionate che ne conseguono, rivelino una carenza nell'integrazione della personalità e segnalino una non adeguata finalizzazione delle strutture difensive.
Pur non necessitando, il più delle volte, di un ricorso alla psicoterapia in senso stretto, casi del genere possono efficacemente avvantaggiarsi di una consulenza psicologica che porti l'individuo ad un ridimensionamento delle reazioni emotive, ad una visione più serena e obiettiva dei termini del problema e ad una più corretta finalizzazione del suo comportamento agli obiettivi che egli intende raggiungere.
111.3 Turbamento dell'intera vita psichica.
Un terzo livello di disagio è costituito da un turbamento più o meno ampio della vita psichica dell'individuo. Al di là delle difficoltà attuali, il comportamento del soggetto non risulta finalizzato; in questi casi le frustrazioni dovute ai fatti contingenti possono attivarne altre che vengono a sostituirle o mettere in moto delle strategie che risultano faticose o inadeguate al superamento delle difficoltà. Casi del genere necessitano di un vero e proprio intervento psicoterapeutico da parte di un operatore specializzato.
11.2 RELATIVITA' DEL CONCETTO DI DISAGIO.
Parlando di disagio, non è da sottovalutare la relatività di questo concetto. Lo stesso disagio può essere diversamente vissuto da persona a persona e secondo il contesto in cui si verifica.
Come la sensazione di dolore fisico non è rigidamente correlata allo stimolo fisico che la determina, così ciò che costituisce un disagio in un dato momento potrebbe non costituirlo in un altro momento. Un chiodo che sotto i nostri occhi lacera una parte del nostro tessuto cutaneo fino a provocare la fuoriuscita di sangue, provoca indubbiamente dolore. Tutti abbiamo però l'esperienza di ritrovarci con graffi vistosi e sanguinanti dopo aver concluso un lavoro fisico che ci impegnava particolarmente. Il fatto di esserci feriti senza nemmeno accorgercene significa che non vi era stata sensazione di dolore, o quanto meno, non se ne era presa coscienza.
Le comodità che presenta oggi una normale casa di un operaio di livello economico medio rappresenterebbe il non plus ultra del confort per un primitivo, ma potrebbe rappresentare il non plus ultra dello squallore per l'uomo del 3000; l'attuale comoda poltrona disegnata dal più rinomato architetto rappresenterebbe uno strumento di supplizio per l'indigente che fra cinquanta mila anni sarà abituato a riposare su cuscini di onde o userà delle poltrone che annullano la gravità!
A queste considerazioni è forse riducibile il millenario problema dell'esistenza del bene e del male: se si considerasse il male non come un'entità ma solo un limite allo stato di benessere, limite che il progresso sociale si sforza costantemente di far retrocedere, la nostra visione del mondo sarebbe probabilmente più serena.