2. LE MODALITA' DI INTERVENTO

 

Negli ultimi decenni si è assistito ad un proliferare di scuole di psicoterapia, ma anche ad un fenomeno estremamente penoso: la chiusura in cui le varie scuole vivono.

Ognuna di esse si crede depositaria della verità e non si cura di stabilire alcun rapporto di comunicazione e di scambio con scuole di orientamento differente; a volte non ci si cura nemmeno di studiare seriamente orientamenti diversi, convinti che col proprio sistema si possano curare tutti i possibili disturbi psichici.

Chiunque però si occupi di psicoterapia con una certa coscienziosità è in grado di prendere atto di due costatazioni:

A. Non esiste alcun sistema di psicoterapia che, applicato in maniera rigida, possa indifferentemente risolvere tutti i problemi psicologici posti dai diversi individui. Nell'ambito di ogni scuola, gli esponenti più avveduti reclutano accuratamente i casi che si sogliono avvantaggiare dalla loro tecnica, etichettando gli altri come casi intrattabili. C'è anche da dire che a volte un intervento con tecniche non adeguate può costituire un palliativo oppure comportare un dispendio inadeguato ai risultati che si vogliono o che si possono ragionevolmente ottenere.

B. Analizzando gli interventi di psicoterapeutico di vario orientamento, che abbiano in comune una lunga esperienza, si nota una tendenza ad una certa uniformità. Ciò significa che, indipendentemente dalle premesse teoriche e dai modelli interpretativi, chi ha una buona esperienza di lavoro riesce a cogliere gli aspetti che in quel dato momento possono rivelarsi utili all'individuo. Pur servendosi del proprio modello teorico come quadro di riferimento, egli non perde di vista l'individuo con cui interagisce.

Alla luce di queste considerazioni, nel nostro Istituto, nel corso dei venti anni di attività già compiuti, si è andato delineando un duplice orientamento:

1. Ciascuno degli psicologi e psichiatri che compongono l'équipe psicoterapeutica - attualmente quindici operatori - ha seguito la sua preparazione scegliendo la scuola a lui più congeniale e continuando l'approfondimento nella direzione prescelta: gli orientamenti fin ora seguiti dai vari operatori sono: psicoanalitico, rogersiano, relazionale, cognitivistico e comportamentale.

2. Con una certa frequenza ci riuniamo, tutta l'équipe o in gruppi, secondo la necessità, sia per l'ordinaria discussione dei casi nel cui trattamento sono implicati più operatori, sia a livello di studio dei problemi posti dal lavoro terapeutico. Periodicamente gli incontri sono allargati a studiosi esterni, anche di altre discipline, per affrontare problemi di più ampio respiro.

Scopo di queste scelte è di far tesoro degli apporti delle varie scuole e nello stesso tempo di delineare gradualmente un orientamento comune sia a livello di principi ispiratori, sia come prassi terapeutica.

Abbiamo voluto denominare questo nostro orientamento col termine integrazionale per un doppio ordine di motivi: sia perchè tende ad integrare in una prassi terapeutica unitaria tecniche messe a punto da sistemi differenti, sia perchè si propone come obiettivo aiutare l'individuo a raggiungere la sua normalità attraverso il processo di integrazione a tutti i livelli, coerentemente a quanto esposto nella prima parte.

Il presente articolo, inizio di una serie di contributi che la rivista Biopsyche si propone di portare alla conoscenza dei colleghi e del pubblico, rappresenta il primo tentativo di esporre in forma organica le tappe fin ora raggiunte.

Illustreremo nelle pagine seguenti la "particolare esperienza di rapporto umano" che costituisce la modalità di intervento terapeutico, così come tende a delinearsi all'interno del nostro gruppo; teniamo a sottolineare che si tratta di una prassi in corso di evoluzione e non di una tecnica già standardizzata; varia quindi secondo le esigenze dei singoli casi ed alla luce dell'esperienza che andiamo maturando.

L'esposizione che seguirà non pretende in alcun modo di fornire strumenti operativi circa la nostra prassi operativa, ma informare il lettore su quelli che sono gli orientamenti ai quali si è finora pervenuti. Il frequente uso del "noi" intende solo sottolineare che con l'esposizione del nostro punto di vista non intendiamo affatto mettere in discussione la veridicità di altri orientamenti: noi operiamo in questo modo, ma nello stesso tempo rispettiamo l'operato degli altri.

 

Sarà nostra cura continuare a pubblicare nelle pagine di questa rivista i nuovi orientamenti che l'esperienza ci andrà suggerendo.

 

L'intervento in favore di un utente che presenta uno stato di disagio e che si rivolge al nostro Istituto idealmente comprende quattro fasi, in successione logica, e indipendentemente dal numero di sedute di ciascuna fase.

Esponiamo sinteticamente l'articolazione di queste fasi dando una panoramica dei problemi che ciascuna di esse pone.