C. Il giovane e la sua identità personale.
La conoscenza del contesto sociale e della realtà familiare, di cui abbiamo parlato nei paragrafi precedenti, è finalizzata ad una migliore conoscenza dello studente, destinatario ultimo di ogni intervento.
Abbiamo visto come ogni istituto professionale sia un mondo a sé; con più evidenza, possiamo prendere atto che ogni individuo è una realtà a sé in continua evoluzione, sotto la spinta di interazioni esterne e di dinamiche intrapsichiche. L’evoluzione, inoltre, non segue mai un andamento lineare: le costanti interazioni e interferenze determinano continuamente modifiche o mettono in luce aspetti sempre nuovi.
Queste considerazioni ci fanno capire come non potremo mai dire di conoscere veramente un giovane.
Le generalizzazioni o le categorie alle quali di solito facciamo riferimento possono dare, in maniera macroscopica, solo un qualche orientamento per districarci nell’esplorazione del pianeta-giovane; ben poco, però, ci dicono del vissuto individuale che resta un mistero anche per loro stessi.
Riprendendo un immagine di Jung, il processo evolutivo nel periodo adolescenziale è paragonabile all'emergere di un continente sommerso: inizialmente sono dei picchi isolati che affiorano; con l'abbassarsi delle acque i picchi si vanno unendo in catene montuose, infine con lo scomparire delle acque tutto il continente assume un carattere di unità.
Così, a livello psicologico, inizialmente si vanno manifestando le varie esigenze incoordinate e spesso in contrasto tra di loro finché gradualmente con l'avvicinarsi alla maturità, le istanze dovrebbero integrarsi fino a formare una struttura coerente ed armoniosa.
Compito dell’educazione è di agevolare questo processo aiutando il giovane, nel rispetto delle sue peculiarità strettamente individuali, a sviluppare le sue potenzialità perché diventi un uomo sereno ed in grado di contribuire al progresso sociale.