La meccanizzazione dei calcoli
La scoperta della ciclicità costituisce il presupposto teorico per la realizzazione di un congegno meccanico in grado di fornire con semplicità il prospetto del calendario di qualsiasi anno.
Per capire la portata dell’invenzione, non dobbiamo perdere di vista che ci muoviamo in un periodo in cui non esisteva l’informatica – e quindi i computer - e le macchine da calcolo costituivano ancora dei tentativi rudimentali.
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Non abbiamo alcuna documentazione sul primo modello di Calendario Perpetuo Meccanico presentato dal Franco nel 1888 all’Esposizione Vaticana, tranne le notizie di stampa.
La documentazione fotografica esistente presso la Curia Arcivescovile di Catania sulla partecipazione della Diocesi all’Esposizione stessa si limita ai paramenti sacri.
L’invenzione del Calendario Perpetuo Meccanico
La prima notizia dell’attuazione del Calendario Perpetuo Meccanico, inventato dall’allora chierico del Seminario Arcivescovile di Catania Salvatore Franco, risale al 1888, data in cui il congegno fu presentato alla Sezione Scientifica dell’Esposizione Vaticana.
Sebbene ancora allo stato embrionale, l’invenzione ebbe una notevole risonanza nel mondo scientifico; commenti lusinghieri furono espressi, oltre che da insigni studiosi, dalla stampa specializzata e dalla Civiltà Cattolica, citati da Lui stesso nel suo volume e qui riportati.
«Il R. P. Denza nel suo opuscolo “La Sezione Scientifica del Clero Italiano all’Esposizione Vaticana” si esprime così: “Allorché questo bello strumento immaginato e costruito dal giovane Chierico Salvatore Franco abilissimo nei calcoli numerici-mnemonici, sarà costruito in forme più eleganti sarà utilissimo alla scienza ed apprezzato da tutti” (pag.92).
Il Rev. Padre Ferrari allorquando esaminò lo strumento, ancora primitivo, nella stessa Esposizione alla presenza di molti Vescovi e di bravi matematici di Montecassino, disse: “Questo giovanotto per il suo lavoro ha reso tante formule inutili, o meglio ha condensato un numero considerevole di anni di studi sul Calendario Perpetuo.”
Gli illustri Professori dell’Università di Catania, fra i quali il famoso Onofrio Silvestri, ci hanno persuaso a presentarlo all’Esposizione Universale di Parigi; perché essi avevano la ferma convinzione, che sarebbe stato apprezzato il valore scientifico e meccanico di questo lavoro.
Infine l’illustre prof. Giuseppe Zurria Astronomo e Professore d’Analisi sublime all’Università di Catania affermò:
“Questo lavoro ha il merito di una vera invenzione, viste le complicazioni delle formule dopo la correzione Gregoriana.
In effetto la lettera domenicale presenta delle difficoltà a renderla perpetua, per l’Equazione Solare; e per la stessa ragione l’Epatta per l’Equazione Lunare. In conseguenza se il Chierico Franco ha reso perpetui questi cicli che si ripetono con lo stesso ordine dopo una lunga serie di secoli, veramente egli ha fatto un’Invenzione.”
Parecchi giornali dell’epoca ci prodigarono grandi elogi.
Fra i tanti la rinomata rivista “La Civiltà Cattolica” nel suo numero di Giugno 1888 (vol. 10° della XIII serie pag. 205) dopo una breve descrizione dell’apparecchio conclude così: “di questa guisa il frutto di lunghi studi astronomici e matematici ivi si coglie in una semplice occhiata e ad un tirar di fune.
Cotesto Calendario che ora vediamo solamente in embrione è dovuto all’ingegno, alla scienza matematica, e al perseverante lavoro del giovane Chierico Salvatore Franco, in cui fin d’ora possiamo salutare una futura gloria d’Italia”.» (o. c. pag. 9-11)
Come abbiamo già descritto nella prima parte, il congegno perfezionato - il modello che attualmente possediamo - fu presentato a Parigi dove ottenne la medaglia d’oro.
Il congegno ha un’altezza complessiva di oltre due metri.
Anche in questa occasione la stampa – e non solo quella scientifica – ebbe commenti lusinghieri.
Proseguiamo nella citazione riportata dallo stesso Franco:
«L’Osservatore Romano nel numero del 27 Agosto 1900 aggiungeva “fra i nomi di quegli scienziati che più si sono distinti, onorando così la Patria all’Esposizione Universale di Parigi, quello del Prof. Franco da Catania si eleva al di sopra degli altri per dottrina e per merito.
Egli sin da giovanetto si dedicò con tanto ardore allo studio delle scienze matematiche che in breve tempo s’attirò l’ammirazione del P. Denza e di altri Astronomi, avendolo costoro trovato in pieno possesso della Meccanica, dell’Ottica e dell’Analisi Sublime. A soli 18 anni fece di sua creazione una bellissima macchina che chiamò Calendario Perpetuo Meccanico, che da molti professori e scienziati venne ritenuta una vera e grandiosa invenzione.
È un apparecchio che messo in movimento per un meccanismo d’orologeria serve ad indicare le date di ciascun anno cioè:
La Festa di Pasqua, le Feste Mobili, la Epatta, la Lettera Domenicale, il Numero d’Oro, l’Indizione Romana, le Ore della levata e del tramonto del Sole. Questo suo primo lavoro esaminato nell’esposizione Vaticana del 1888 in Roma dal P. Ferrari e dagli altri insigni matematici di Montecassino, i quali ne rimasero ammirati, venne premiato, benché ancora in embrione molto rozzo e ristretto, con medaglia di bronzo. Ed ora già modificato ed in forme più eleganti è stato all’Esposizione Universale di Parigi premiato con Medaglia d’Oro, primo premio designato a strumenti di simil genere della Sezione Italiana”». (o. c., pag. 11)
Successivamente l’invenzione fu presentata all'Esposizione di Catania del 1907, ottenendo una seconda medaglia d’oro.
Del congegno esiste un unico esemplare, fin ora custodito nel Museo Diocesano di Catania.
Non conosciamo la data esatta della sua realizzazione. Possiamo solo presumere, dalla punzonatura apposta in una parte metallica all'interno, quale sia stata l’officina o il laboratorio che ha eseguito il lavoro
Nel 1900, in occasione della presentazione all'esposizione di Parigi, l’Autore pubblicò un opuscolo in francese, edito nella stessa Parigi, in cui ne illustrava l’uso e che riprodurremo integralmente nel capitolo in cui si parlerà del funzionamento.
Le vicissitudini
Nel periodo della guerra il congegno fu trasportato nel Seminario estivo di San Giovanni la Punta e sistemato in un corridoio, fra gli scaffali dei libri della biblioteca; purtroppo, trattandosi di un luogo di passaggio, le mani dei numerosi ragazzi che circolavano non mancarono di lasciare le loro tracce.
Nel 1945 - ragazzo anch’io - a undici anni circa dalla morte dell’inventore, avuta l’autorizzazione dei Superiori del Seminario, mi occupai dello studio del Calendario Perpetuo Meccanico allo scopo di riparare, con mezzi di fortuna e la (in)perizia dell’età, i piccoli danni intervenuti e rimetterlo in funzione.
Non fu possibile allora trovare il manuale di istruzioni - rintracciato in seguito - a causa della confusione creatasi nel trasloco della biblioteca del Seminario.
Mi aiutai col volume del Franco stesso; attraverso un procedimento per analogia, esso mi permise di entrare nella logica seguita dall’inventore. Si trattò di una ricostruzione allora possibile perché i danni che il congegno aveva subito erano modesti e si potevano costantemente verificare le ipotesi di funzionamento.
Col trasferimento del Seminario nell’attuale sede di Catania, anche il Calendario fu trasportato e collocato nella nuova sede della biblioteca.
Il deterioramento
Un secolo è già trascorso ed il tempo ha reso fragili molte parti, specie quelle costituite da un certo tipo di carta telata in produzione alla fine del secolo scorso.
Se all’azione del tempo si aggiunge quella umana, specie di adolescenti con voglia di esplorare e di scoprire, i risultati non si possono certo considerare brillanti.
Il tocco finale si ha poi se in tutto questo si inseriscono maldestri tentativi di riparazione da parte di qualche ragazzo più zelante. Nel corso degli ultimi decenni pare che tutto questo sia puntualmente accaduto.
In effetti, la carta con cui sono costruite le strisce col tempo ha perso la flessibilità e la resistenza alla trazione. Sul piano meccanico, c’è anche da pensare che - per effetto di brusche sollecitazioni - ogni tanto dei piccoli pezzi si siano staccati, andando a finire in una qualche pattumiera.
Quando mi è stato consegnato per il restauro, il Calendario Perpetuo Meccanico si presentava abbastanza manomesso, al punto che nessuna delle sue parti era funzionante, anche se dall’esterno molti danni non erano visibili.
Esaminando l’interno la situazione si presentava penosa: le fotografie riprodotte sono più eloquenti di qualsiasi descrizione.
Nella parte meccanica vi erano pezzi mancanti, altri rotti ed altri irrimediabilmente deteriorati sia per ossidazione, sia per cause meccaniche; sembrava anche che delle parti fossero state smontate e rimontate non al posto giusto, la qual cosa - o il solo sospetto di essa - complicava la ricostruzione del funzionamento.
Le strisce di carta telata che riportano i giorni della settimana, rese fragili dal tempo e da tracce di umidità, erano parzialmente mancanti; quelle riguardanti i giorni e le fasi lunari, essendo più strette, erano maggiormente frammentate.
Il restauro
Il modello semplificato di Luigi Minìo
Modello in cartoncino realizzato da Luigi Minìo, a partire dal Calendario Perpetuo Meccanico
di Salvatore Franco, con le stesse prestazioni.
Permette di avere, per qualsiasi anno senza limiti, il prospetto dei giorni della settimana, delle fasi lunari e delle feste mobili.
È disponibile presso l’Autore.