2. Dinamiche psicologiche nell'ambito della scuola.

 

A. Incidenza dell'interazione familiare nel campo scolastico
 

Il bambino entra nel mondo della scuola con alle spalle una sua storia.

Nell'ambito della famiglia infatti si è già appropriato di modelli di interazione con figure adulte (genitori, nonni, zii, ...) e con coetanei (fratelli, cugini), modelli che tende a riproporre nel nuovo contesto in cui entra a far parte.

Nel gruppo formato dalla classe possiamo evidenziare due strutture organizzative:

* Una di superficie che è quella che persegue gli obiettivi didattici e nella quale ciascuno investe le proprie motivazioni alla realizzazione.

* Una struttura sub istituzionale in cui agiscono prevalentemente le componenti emotive e i modelli relazionali degli alunni e degli insegnanti.

È in questo secondo livello che trovano spazio i modelli di interazione strutturati nell'ambito familiare.

Un esempio potrebbe chiarire questo concetto:

Un ragazzo che a scuola reagisce violentemente alle provocazioni pur minime dei compagni può provenire da una famiglia in cui i figli sono costantemente in lotta per stabilire la gerarchia di potere senza che i genitori attuino alcun intervento per ostacolare questa abitudine, ostentando anzi un sottile compiacimento per il più forte .

Il comportamento del ragazzo è in questo caso l'espressione dei suoi modelli relazionali profondi, del modo di stabilire i contatti con gli altri e di come conseguire uno status. Il non ricorrere a quel comportamento significherebbe per l'alunno violare un sistema di valori stabilitosi nella famiglia.

L'intervento della scuola può rinforzare o modificare i modelli interattivi familiari, come pure può rinforzare o modificare le definizioni che vengono date sul bambino (tu sei ...) e che il bambino dà di se stesso (io sono ...), positive o negative che siano.

A titolo di esempio vediamo (cfr. Cancrini - Guida, L'intervento psicologico nella scuola, NIS 1988) come una definizione negativa data dalla famiglia può innescare una relazione circolare che può riproporsi in ambito scolastico:

L'intervento adeguato dell'insegnante può spezzare la circolarità disfunzionale di questo modello di relazione.

 

B. Relazione alunno - insegnante
 

Su questo argomento ci sarebbe molto da dire.

Ci limiteremo ad accennare ad alcune modalità disfunzionali che possono intercorrere tra alunno ed insegnante.

a). La relazione simmetrica
 

L'interazione simmetrica è caratterizzata dalla tendenza all’uguaglianza e dalla minimizzazione della differenza. Nel campo scolastico l'alunno può non riconoscere l'autorità dell'insegnante e mettere in atto un comportamento ribelle ed indisciplinato. A sua volta l'insegnante può tendere a rafforzare ulteriormente il suo atteggiamento autoritario assumendo un atteggiamento litigioso, non dissimile da quello dell'alunno che a sua volta risponde ancora con la ribellione e l'indisciplina.

b). La relazione complementare
 

La relazione complementare, al contrario di quella simmetrica, è caratterizzata della differenza, sia nel ruolo, sia nel modo di proporre il ruolo.

La differenza non deve però essere estremizzata (relazione complementare rigida); ad esempio, l'incontro tra un insegnante molto autoritario, portato all'eccessivo controllo e un alunno molto timido e dipendente può essere disfunzionale perché potrebbe intralciare lo sviluppo e l'espressione delle capacità e della personalità del ragazzo.

c). Relazione collusiva
 

Si tratta di un particolare tipo di relazione complementare che si verifica quando si intrecciano e si completano a vicenda i bisogni nevrotici di entrambi i membri che entrano in relazione.

 

C. Relazione scuola - famiglia
 

Il rapporto scuola - famiglia non sempre si svolge in modo armonioso; spesso è caratterizzato da una malcelata diffidenza e tensione che non si risolve di certo a vantaggio del lavoro educativo.

Volendo esemplificare, possiamo evidenziare alcune situazioni disfunzionali:

a). Triangolazione degli insegnanti
 

La triangolazione degli insegnanti si ha quando i genitori si alleano con il figlio criticando il lavoro degli insegnanti stessi e compiacendosi in maniera più o meno manifesta dei comportamenti affermativi (ribelli) del figlio sugli insegnanti.

b). Triangolazione dei genitori
 

La triangolazione dei genitori si realizza quando il ragazzo è in difficoltà e gli insegnanti sottolineano più o meno apertamente il disinteresse o lo scarso aiuto che la famiglia è capace o è disposta a dargli.

c). Relazione simmetrica
 

La relazione simmetrica si ha quando, di fronte alle difficoltà scolastiche o comportamentali del ragazzo, scuola e famiglia, invece di collaborare, scaricano reciprocamente le responsabilità e si accusano a vicenda, direttamente o indirettamente, di incompetenza, disinteresse, cattiveria.