A. Problemi legati a carenze personali
Nella maggior parte dei casi, le difficoltà che sopraggiungono nella vita matrimoniale sono connesse con un certa immaturità. L’individuo che non ha percorso serenamente i vari stadi dell’età infantile e dell’adolescenza resta ancorato o regredisce ad uno di essi.
Elemento comune a tutte le forme di immaturità è la difficoltà nel superare il proprio egocentrismo per stabilire un rapporto col coniuge imperniato su un autentico interesse per lui.
Secondo lo stadio al quale il soggetto rimane ancorato si riscontrano degli schemi di comportamento che, pur variando in dipendenza dell’ambiente, del tipo di educazione ricevuta, del livello intellettivo e della personalità globale, danno un particolare colorito al carattere dell’individuo.
La psicologia ha descritto, nella vita infantile, tre stadi variamente denominati e che noi preferiamo chiamare:
egocentrico
strumentalizzante
competitivo.
Essi rappresentano tre modi di essere di fronte alla realtà esterna, che si ripresentano, sebbene con manifestazioni differenti adeguate alle nuove condizioni, nel periodo dell’adolescenza e della giovinezza, e – quando permangono – si traducono sotto forma di atteggiamenti dominanti nell’età adulta.
Accenneremo all’incidenza di questi atteggiamenti sulla vita familiare, ricordando che raramente si incontrano allo stato puro e che l’educazione ed altri innumerevoli fattori ne possono attenuare e modificare le manifestazioni fino a rendere difficile la loro identificazione.
a) Atteggiamento egocentrico
La persona ferma a questo atteggiamento ignora sistematicamente l presenza e i diritti del coniuge.
La motivazione stessa che determina il matrimonio non è fondata sull’interesse per una persona o per la procreazione, intesa come proiezione di sé nelle generazioni future; è piuttosto una soluzione di comodo in vista di vantaggi personali, come l’avere una persona vincolata al proprio servizio, una situazione di maggiore prestigio, una sicurezza per l’età matura, o altro.
Per l’uomo la vita sessuale rappresenta spesso una alternativa alla masturbazione che era divenuta abituale e che può persistere anche nel matrimonio. I rapporti sessuali sono concepiti come la soddisfazione di un proprio impulso, senza la minima attenzione al gradimento o meno da parte dell’altra persona, sia nella frequenza, sia nel modo.
Per la donna i problemi sono più spesso imperniati su una vanità smodata ed una continua ricerca di corteggiamenti, senza peraltro un vero interesse per le persone dalle quali essi provengono.
Altre volte l’atteggiamento egocentrico si traduce in premure eccessive per gli altri, che tradiscono l’impellente bisogno di riceverne. Anche in casi del genere, non si tiene alcun conto del gradimento da parte dell’altra persona.
Per una maggiore comprensione, illustriamo le singole situazioni con esempi tratti dalla nostra casistica, ovviamente omettendo tutto ciò che potrebbe portare all’identifi-cazione delle persone, anche se sono passati molti anni.
A.M., 47 anni, minorato fisico, sposato da 12 anni.
Si mostrava innamoratissimo della moglie che l’aveva sposato malgrado le sue gravi mutilazioni. Si rivolge ora, sconvolto, al Consultorio, perché nota in lei segni di stanchezza e di insofferenza al punto da fargli sorgere il sospetto che abbia altri interessi.
Asserisce di esserle stato fedelissimo in tutta la vita matrimoniale e come prova racconta di essere stato con altre donne solo in occasione del puerperio della moglie e previo il consenso di lei.
Invitato a parlare delle circostanze in cui la moglie si era mostrata insofferente, cita l’ultimo fatto successo. Doveva uscire di casa per venire all’appuntamento in Consultorio alle 15. La moglie era al corrente, ma in quel momento dormiva; non si sentiva di lasciarla senza prima darle un bacio, d’altro canto non voleva svegliarla di colpo.
Entra quindi nella stanza cantando una certa aria della Traviata.
Racconta amareggiato come la moglie avesse reagito malamente, non mostrando di gradire simile premure.
b) Atteggiamento di strumentalizzazione
La persona ancorata a questo atteggiamento tiene conto della presenza degli altri, ma li considera come oggetti di proprio possesso e da usare a propria insindacabile discrezione.
Nella vita matrimoniale, la manifestazione più frequente è la gelosia, che può toccare punte chiaramente patologiche.
Rientra in questo schema la figura del tipico marito meridionale: è il capo famiglia che generosamente mantiene dei parassiti, quali la moglie ed i figli e che quindi è in pieno diritto di esigere obbedienza assoluta. La donna è considerata un oggetto che passa dalla tutela paterna a quella del marito.
Il fidanzamento è una contrattazione fatta col padre della ragazza ed investe il fidanzato della responsabilità del comportamento della ragazza stessa. Da quel momento egli si sente in diritto di decidere se la fidanzata debba far uso del trucco, come portare i capelli, che vestiti indossare, e tante altre cose del genere. Per lui si tratta solo di elementari misure di prudenza perché quanto è di proprio possesso non venga a cadere in mano di altri.
Una coppia di giovani sposi si presenta in Consultorio per i gravi litigi che avevano reso la convivenza impossibile.
Il marito asserisce che alla base vi è solo la mancanza di obbedienza ai suoi ordini da parte della moglie. Invitato a fare degli esempi concreti, ne cita due.
La moglie non teneva conto della proibizione di far uso di una certa gonna e, per colmo, aveva osato indossarla proprio quel giorno per venire in Consultorio. A questo punto fa alzare la moglie e la fa passeggiare davanti a me perché io stesso giudichi dell’indecenza. La gonna è un dito sopra il ginocchio ed il marito sostiene che deve almeno coprirlo. Alla mia osservazione che, essendo in uso le minigonne, quella della moglie non si può definire indecente, mi guarda, sorpreso della mia sprovvedutezza, ed esclama: «Non si rende conto che stando in macchina la gonna si ritira e le persone che si trovano a guardare dai balconi potrebbero vedere le gambe di mia moglie?».
Altro capo di accusa la contravvenzione all’ordine di non uscire di casa il lunedì. Chiedo spiegazioni sul motivo di tale proibizione; mi fa osservare come il lunedì vi suole essere più gente per le strade e, camminando, la potrebbero più facilmente strusciare.
Nella donna l’atteggiamento di strumentalizzazione si manifesta con una profonda insicurezza del possesso del marito, tale da spingerla a continui controlli circa il suo comportamento; a volte i controlli sono palesi, ma più spesso sottili e indiretti.
c) Atteggiamento competitivo
Un arresto a questa fase è caratterizzato dal contrasto tra il bisogno di stabilire un rapporto personale e la paura di perdere, in tale rapporto, l’autonomia o di non riuscire ad affermare pienamente la propria personalità.
Sul piano del comportamento le manifestazioni possono assumere una duplice direzione: affermazione costante della propria superiorità e tentativo di umiliare il coniuge.
Nell’uomo si traducono spesso in atteggiamenti boriosi od in avventure extraconiugali delle quali si fa un vanto. Il successo – vero o presunto – con altre donne lo rassicura nelle proprie capacità virili e costituisce una dimostrazione che in fondo la moglie non è per lui indispensabile: volendo, potrebbe trovare tutte le donne che desidera.
Nella donna l’atteggiamento competitivo si manifesta con espressioni di sufficienza e di ironia nei riguardi del marito. Facilmente si intromette nei suoi affari lasciando intendere che, se non fosse lei a guidarlo ed a sostenere la vita domestica, la famiglia andrebbe in rovina. Sessualmente, sebbene spesso tenda alla frigidità, suole assumere un atteggiamento di sfida alla virilità del marito.
Una coppia di giovani sposi, si presenta in Consultorio per difficoltà in campo sessuale.
Prima ancora di sedersi, la moglie spiega, con un malcelato compiacimento, il motivo della consultazione:
– Siamo sposati da quindici giorni; mio marito è impotente.
Il marito a testa bassa annuisce dicendo:
– Sì, è vero, ma non riesco a spiegarmi come sia successo; prima del matrimonio ero perfettamente normale.
Intraprendo un rapido trattamento psicoterapeutico col marito e dopo un paio di settimane la situazione si presenta rovesciata: il marito aveva superato la momentanea impotenza, tuttavia i rapporti sessuali non erano ancora possibili a causa di un grave vaginismo della moglie.
In realtà la moglie, un donna frigida, con paura della sessualità, per mascherare le proprie difficoltà, aveva assunto col marito un atteggiamento spavaldo, al punto di inibirlo. Non appena il marito si riprende, la difficoltà si presenta nei suoi termini reali.
In questi brevi e frammentari accenni abbiamo voluto dare un’idea delle difficoltà coniugali connesse con il mancato raggiungimento di una completa maturità.
Ci siamo voluti fermare a quelle più significative; le carenze personali che determinano delle difficoltà nella vita matrimoniale non si esauriscono, ovviamente, in quelle descritte. Si può affermare che ogni difficoltà dell’individuo si riflette, direttamente o indirettamente, nella vita della coppia.
Vediamo rapidamente un’altra serie di fattori che, pur trovando la loro radice in difficoltà personali, si manifestano più direttamente in relazione alla figura del coniuge.